L’ultimo libro che ho letto è la biografia di Steve Jobs e sono rimasto piacevolmente affascinato, ma non meravigliato, per la descrizione della sua personalità e del suo stile di leadership.

Non mi sono meravigliato di scoprire che Steve avesse spinto se stesso e gli ingegneri e designer della Apple oltre i confini del possibile con testardaggine al limite della follia.

“Siate folli, siate affamati”, ha detto.

È stato un esempio coerente. Quindi cosa ha permesso alla Apple di diventare l’azienda di maggior valore nel mercato (nel 2011 è diventata l’azienda quotata con maggior capitalizzazione al mondo)? È stata la fortuna? Il momento propizio? Il background culturale? Una buona stella?

Potremmo pensare che tutte queste e altre variabili siano state importanti, ma quella fondamentale è stata la capacità di Jobs di elevare gli standard in modo costante.

Anno dopo anno ha inventato nuovi prodotti (Ipod, Iphone, Ipad) e ha rivoluzionato interi settori dell’industria (quella cinematografica con la Pixar, l’editoria musicale con Itunes, e il personal computer con il Macintosh, la telefonia con l’Iphone, la distribuzione del software con l’App Store, per citarne alcuni).

Steve Wozniak and Steve Jobs

Jobs aveva uno standard: l’eccellenza.

Per lui esistevano due modi di vedere le cose: o fa schifo o è eccellente. Nel business metteva tutta l’anima per progettare prodotti e servizi straordinari. È grazie ai suoi standard elevatissimi, alla capacità di spingersi dove nessuno  si era mai spinto che ha fatto grandi l’Apple e la Pixar (la Pixar è la società di animazione cinematografica che ha creato Cars e Toy Story).

Cerchiamo di dare una definizione al concetto di standard e per farlo mi avvalgo dell’aiuto di Anthony Robbins, che meglio di chiunque altro formatore insegna ad elevare gli standard.

Immagina che in una stanza il termostato è fissato a 20 gradi. Il termostato si mette in funzione quando la temperatura si discosta da quella prefissata. Così se fa troppo caldo, si accende l’aria condizionata, e se fa troppo freddo parte il riscaldamento. L’importante è tenere la temperatura costante. Ogni essere umano fa esattamente la stessa cosa, si comporta come un termostato, che equivale allo standard che ognuno di noi definisce per se stesso e per la propria vita.

Quando le cose vanno male, qualcosa all’interno scatta e fa partire il riscaldamento. È come una voce interna che dice “ehi qui non si sta bene! Bisogna fare qualcosa! Basta! Come posso riportare la mia vita allo standard che mi è famigliare?”.

Quando le cose vanno troppo bene, accade l’inverso: “non mi merito tutto questo! Mi basta di meno! Non so come ci si comporta in queste situazioni! Cosa penseranno gli altri di me? Come farò a sostenere tutto questo per un lungo periodo?”. È una costante, quasi un “legge psicologica”, hai bisogno di rimanere coerente con la definizione dei tuoi standard.

Il tuo sistema nervoso ne ha bisogno per sopravvivere e per provare quel senso di certezza che altrimenti verrebbe meno. Rimanere aggrappati alla propria “zona di comfort” è salutare per l’ecologia della propria identità. Solo che non è eccitante! Non c’è nessun appagamento a rimanere coerenti nel tempo agli stessi standard. L’unica cosa che può renderti felice è la consapevolezza di crescere, quindi di elevare i tuoi standard.

Non importa dove ti trovi, se a -10, a 5 o a 100, l’importante è che tu senta di essere nella strada della crescita. Nessuno potrà ripercorrere lo stesso percorso di Steve Jobs, o di Anthony Robbins, di Donald Trump o di chicchessia.

L’unica persona con cui ti devi confrontare sei tu come eri ieri, un mese fa, un anno fa e diversi anni fa.

Comincia ora a definire uno standard più elevato per il domani, per il tuo futuro, e fai in modo che questa “forma mentis” diventi parte integrante del tuo modo di pensare e di essere.

Ricerca la sicurezza nell’incertezza, porta uno stato mentale da guerriero nel salto nel buio dell’ignoto, definisci nuovi standard e ricordati che non hai niente da perdere, sei già nudo!

Siamo già nudi, non c’è motivo di non seguire il proprio cuore

Steve Jobs

Pretendere da se stessi più di quello che chiunque altro si aspetti da te, è un atteggiamento che promuovo. Ricorda che esistono due tipi di dolori nella vita: il dolore del rimpianto e il dolore della disciplina. Quale dei due vuoi provare?
Immagine: Steve Wozniak and Steve Jobs di freeasinfreedom, su Flickr

Marco Cattaruzza, coach, formatore, imprenditore, ho una missione: condividere la mia decennale esperienza formativa con i migliori coach del mondo.

Nel 1999 partecipando ad un corso di formazione sulla pianificazione degli obiettivi, ho scoperto la mia passione: crescere e migliorare. Ho frequentato i miei primi corsi di formazione in Italia, e il momento di svolta è stato conoscere Anthony Robbins in Inghilterra e la partecipazione alla Mastery University e Leadership Academy negli Stati Uniti. Ho conosciuto Richard Bandler in Svizzera, studiando ipnosi sperimentale, e in Florida studiando la programmazione neuro-linguistica. Ho voluto sviluppare l’intuito e grazie ai corsi di Francesco Martelli ho imparato anche il metodo Silva Ultramind, ho praticato meditazione con Deepack Chopra e studiato tecniche avanzate di investimento borsistico con Chuck Mellon a Davos in Svizzera. Ho fatto tesoro degli insegnamenti di John Gray sulle differenze tra l’uomo e la donna. Impegno ogni giorno ad apprendere qualcosa di nuovo, fosse anche per soli 10 minuti. Ho frequentato la scuola per coach in Italia e sto frequentando la scuola per coach del Robbins-Madanes Center for Strategic Intervention.

Mi piace viaggiare per conoscere le culture, le persone e la natura. Un luogo che è rimasto nel cuore: il Messico. Per la sua gente, per gli indios che vivono una vita semplice e riescono ad apprezzare la vita più di quanto riesca di fare a me. Amo gli Stati Uniti per le innumerevoli possibilità che questa terra riesce ad offrire, dall’esuberanza di Las Vegas e New York, all’atmosfera caraibica e libertina di Key West. Tornerei oggi stesso nel deserto delle Olgas, in Australia, per ammirare il silenzio e la maestosità dei suoi colori. E vorrei aver passato più tempo Shangai, per comprendere quella cultura così ricca e così dissimile.

Assieme alla mia compagna Cristina cresco i nostri figli, con la speranza e la volontà di essere un esempio straordinario. Metto tutto me stesso in quel che faccio e voglio il meglio per i miei clienti. Sono soddisfatto quando il mio cliente ritrova la libertà di un bambino, desiderando scoprire e giocare il gioco della vita, vivendo nell’amore.