Dopo aver individuato il primo passo nella ricerca spirituale: partire da se stessi per iniziare il cammino di consapevolezza col piede giusto, vediamo ora in che modo la corretta posizione di partenza può essere sviluppata, così da poter sostenere noi stessi nella ricerca, ossia essere i primi facilitatori di sè.
Riconoscere e affermare la propria necessità di evolvere, comincerà a farci attrarre situazioni-stimolo, che ci richiederanno di metterci in gioco: la ricerca è iniziata, le prime sfide si mostrano, e quella più impegnativa di solito è porre se stessi con consapevolezza al centro della propria vita, ossia mantenere la posizione presa all’inizio del percorso.
Mettere se stessi al centro della propria vita può non sembrare facile con la vita di oggigiorno: impegni presi quando avevamo meno consapevolezza, i “sì” detti senza essere connessi a se stessi, e le problematiche che ne sono derivate, minacciano di farci desistere….
Tuttavia se il nostro è un autentico desiderio del cuore, non ci fermeremo dinnanzi alle difficoltà. Nessun ostacolo sarà rilevante per noi. L’unica domanda cui abbiamo da rispondere con sincerità è: “voglio o non voglio migliorare me stesso?” “voglio o non voglio compiere un cammino di consapevolezza?”. Ecco perché alcune vie spirituali parlano di “guerriero di Luce”: intendono sottolineare qual’è l’attitudine migliore nell’intraprendere la via verso il massimo bene.
Poniamo che alle suddette domande abbia risposto “sì, lo voglio”, ciò che ci attende è continuare a individuare i propri bisogni, che, in relazione al cammino nuovo che stiamo intraprendendo, possono cambiare anche molto velocemente.
Si ridefinisce così la lista delle priorità: “Dato che ora sono io al centro della mia vita, di cosa ho bisogno?”. Se ce ne prendiamo cura, restiamo sbalorditi nello scoprire quanti falsi bisogni siano stati indotti dagli altri: genitori, partners, amici e colleghi, mass media, pubblicità, ecc….
Trascinati dagli altri, o dagli eventi, quanta energia abbiamo diretto fuori da noi stessi, in pensieri, relazioni e attività quotidiane che ad un certo punto sono diventate alienanti e prive di senso?
Molti disagi fisici e psicologici originano da questo: esserci allontanati, senza consapevolezza, da noi stessi, ed aver ingaggiato la nostra energia in cose che non abbiamo scelto consapevolmente, ma spinti da motivazioni inconsce, e quindi prive di valore per noi.
Con lo spirito indomito del guerriero della Luce che vuol conoscere se stesso, che va verso la consapevolezza. Senza esitazione cominciamo allora a lasciar andare tutto ciò che non ci serve: smetto di occuparmi di ciò che non mi riguarda, perchè non è né mio, né me stesso.
E’ l’inizio del recupero della propria energia.
Con la consapevolezza che si tratta della nostra vita, ci sentiamo motivati e pronti a dire “addio” a cose che non ci interessano più, senza per questo giudicarle negativamente. Hanno fatto parte del nostro quotidiano fino a poco tempo prima, il fatto di essere focalizzati su noi stessi ci permette di lasciarle andare con gratitudine e benevolenza. Se scorgo conflitto, vuol dire che la mia consapevolezza, la mia focalizzazione su me stesso è ancora fragile e necessita di essere rinforzata.
“Conosci te stesso” è la via della consapevolezza. “Che cosa c’è in me?” Il bisogno reale è qualcosa che c’è, perchè posso percepire in me la spinta interiore verso qualcosa che mi fa bene, e automaticamente cesso di dare attenzione a ciò che non c’è, che non mi riguarda in prima persona.
Mantenere il contatto con i bisogni reali, ci fa accettare di compiere un passo alla volta, e ci apre a cogliere un senso intrinseco in ciò. Allora la tazza di tè acquista un sapore tutto nuovo, tutto da scoprire.
I grandi viaggi iniziano sempre con i piccoli passi: quello del “conosci te stesso” è un lungo viaggio, infinito, come infinito è l’essere umano, e sono proprio i piccoli passi di ogni momento presente a rendercelo caro, ricco di senso, e degno di essere vissuto con consapevolezza.