Money makes the world go 'round.
Uno dei comportamenti più interessanti dell’investitore medio è stato ricondotto, dagli studiosi di finanza comportamentale, all’interno di quello che viene definito ‘effetto gregge’.

Con comportamento del gregge si intende quell’insieme di azioni e decisioni intraprese da una moltitudine di individui senza che esista un coordinamento precedente tra i singoli individui.

L’effetto gregge spiega quelle fasi irrazionali del mercato come le bolle speculative, che caratterizzano le fasi finali di un trend rialzista, oppure i cosiddetti ‘panic selling’, ovvero quelle fasi in cui gli investitori colti da panico irrazionale si liberano indiscriminatamente di tutti quegli asset finanziari che ritengono (spesso a torto) eccessivamente rischiosi.

Mentre la fase di mercato tipicamente caratterizzata dalle bolle speculative è stata definita ‘esuberanza irrazionale’ (Robert Shiller, Yale University) la fase finale di un ribasso è stata efficacemente descritta da John Hussman (Hussman funds) come

“repulsione: una crescente impazienza tra gli investitori che decidono che le azioni sono semplicemente un pessimo investimento. In effetti, gli investitori abbandonano le azioni alla fine di un mercato ribassista semplicemente perché esse si sono ripetutamente rivelate un investimento deludente e inaffidabile”.

Un metodo semplice ed efficace per monitorare questi episodi e valutare se i mercati si siano inoltrati in una fase che può portare a delle sorprese spesso spiacevoli consiste nel confrontare costantemente i prezzi di un determinato asset finanziario con i rispettivi fondamentali economici stabilendo così se i prezzi stessi incorporano aspettative realistiche in merito alle evoluzioni prossime del ciclo economico oppure se siamo in presenza di fenomeni riconducibili al sopracitato effetto gregge.

All’epoca della New Economy e della bolla speculativa delle società tecnologiche questo effetto era palesemente evidente tanto che azioni di società con patrimonio irrilevante venivano scambiate a prezzi che riflettevano un’attesa di utili futuri totalmente irrazionale.

Un altro sistema per osservare il comportamento degli investitori nei confronti di un asset finanziario è costituito dai cosiddetti indicatori d’opinione (sentiment)

In questo caso non si tratta di indicatori tecnici basati su dati numerici che riflettono l’andamento dei prezzi o della partecipazione bensì di elaborazioni di sondaggi di opinione effettuati da società specializzate.

Queste indagini vengono condotte da diverse società con metodologie di raccolta ed elaborazione statistica differenti tra di loro; tra i più diffusi sono il Citigroup Panic/Euphoria Index,  l’American Association of Individual Investors (AAII) Index, il Market Vane Bullish Consensus.

In ogni caso l’utilizzo di questi indicatori è di tipo ‘contrarian’: ovvero un eccessivo grado di accondiscendenza degli investitori verso una particolare tendenza di mercato, sia essa rialzista o ribassista, prelude spesso all’apice della fase stessa e alla sua successiva inversione.
Immagine: “Money makes the world go ‘round. by Bohman, on Flickr”.

Consulente finanziario presso un primario gruppo nazionale e velista. Mio nonno, invece, faceva il falegname. Dalla sua bottega uscivano piccoli mobili e utensili per l’uso quotidiano destinati ad una clientela estremamente esigente: piccoli artigiani e agricoltori che da quegli oggetti traevano di che sostentarsi e realizzare i propri progetti. Con la stessa cura con cui ora io mi propongo di affiancare i miei clienti nelle scelte di investimento e gestione dei propri risparmi. Anche, e soprattutto, quando i tempi non consentono una facile navigazione.