sotto casa
Una delle fonti di discussione più grandi, soprattutto quando i figli cominciano a diventare più grandi, viene dalla gestione dei “media” di casa. Oramai chi è che non ha in casa almeno due televisioni, una console videogiochi fissa, una portatile e due cellulari/smartphone con videogiochi integrati? Nonostante questi siano requisiti bassi, gestire e regolarizzare l’utilizzo di questi apparati da parte dei genitori risulta impresa piuttosto ardua.

Alcune delle obiezioni più comuni sono:

  • tutti i miei amici vedono la tv fino a tardi (bravi, così il giorno dopo sembrano tutti degli zombie)
  • i miei amici giocano ai videogiochi tutti i pomeriggi, finché vogliono (dopo la tv fino a tardi questo gli darà il colpo di grazia, immagino…)
  • tutti quelli che conosco hanno il cellulare acceso notte e giorno (ma quando dormono questi amici tuoi? e, soprattutto, quando studiano?)

Questo comportamento “comparativo” da parte dei nostri figli mi ricorda una battuta di un film con Henry Fonda: “Se tutti i miei amici trovavano ragazze che ci stavano, come mai io finivo sempre con quelle che non lo facevano?” Indubbiamente al giorno d’oggi ci sono un sacco di genitori che non hanno tempo né voglia di occuparsi dei figli e trovano infinitamente più comodo parcheggiarli davanti alla tv quando sono piccoli, portarli fuori insieme ad una console portatile quando devono uscire e fornirli di tutti quegli aggeggi elettronici che contribuiscono a farli stare buoni – e fuori dai piedi. Però questo non significa che tutti siano così! Ecco allora che una semplice indagine presso i genitori di questi amici così “deregolamentati” scopre che la maggioranza di loro ha invece delle limitazioni piuttosto stringenti.

Saper mettere dei limiti all’utilizzo di queste cose fa parte del fatto di essere in grado di dire “no” ai nostri figli.

Apparentemente facciamo loro un torto: non poter vedere quel programma a tarda notte che tutti (?) i suoi amici vedono lo renderà sicuramente infelice sul momento, ma contribuirà a salvaguardare la sua salute futura, dato che la mancanza di sonno incide sia sul rendimento scolastico che sulla resistenza alle malattie. Limitargli l’uso dei videogiochi ad una certa quantità di ore giornaliere (massimo due), ma solo dopo aver svolto i suoi impegni tipo compiti e preparazione alle interrogazioni, è un modo di prenderci cura di loro, non una inutile prevaricazione.

Inoltre, il fatto di avere delle regole, contribuisce a rendere il mondo dei nostri figli un luogo migliore per loro.

Come è nocivo per i nostri figli permettere loro un uso smodato di videogiochi e tv, però è ugualmente nocivo proibirne del tutto l’utilizzo. Genitori ossessionati dal fatto che la tv bruci il cervello e che i videogiochi insegnino solo la violenza e li eliminano totalmente dalle loro case, oppure genitori che “ipercontrollano” quello che i loro figli guardano e fanno, contribuisce a fare dei figli dei disadattati.

Cosa succede quando questi bambini digiuni di queste cose, oppure abituati fino all’età di dieci o più anni a vedere solo ed esclusivamente film della Disney, vanno a casa di qualche amico? Dopo aver giocato in giardino, dopo avere fatto i compiti e fatto una salutare merenda, capiterà la proposta di giocare insieme a qualche videogioco o vedere tutti quanti un bel film in dvd. Oltre all’umiliazione di dover esternare la propria ignoranza nel campo (Che film è Harry Potter e i doni della morte? Perché non so se ho il permesso di guardarlo…”, “Come di gioca a SuperMario?”) questi poveri bambini potrebbero subire un vero e proprio shock culturale! Oltre a succedere lontano dai genitori, quindi al di fuori del loro controllo ossessivo, da questo punto non si torna più indietro! Una volta conosciuto il “frutto proibito” farne a meno sarà doppiamente difficile da ora in poi.

Ecco quindi che fare uno strappo alla regola ogni tanto può essere salutare. Una volta mi è capitato, quando mio figlio frequentava le elementari, che tutti (?) i suoi amici vedessero un programma comico trasmesso in seconda serata durante la settimana (che quindi finiva troppo tardi per avere le giuste ore di sonno) e che poi il giorno dopo commentassero insieme le battute. Questo faceva sentire mio figlio escluso dal gruppo, dovendosi limitare ad ascoltare senza poter intervenire. Invece di cedere il controllo e dirgli di fare come voleva lui, oppure proibire la visione, io e mia moglie abbiamo deciso di arrivare ad un compromesso: puoi vedere un po’ del programma per capire di cosa si tratta, ma quando hai sonno devi andare a dormire. La felicità di sentirsi accontentato uniti al fatto di essere contemporaneamente responsabilizzato riguardo a questa cosa, ha fatto sì che si regolasse da solo a meraviglia! Dopo un’ora circa di questo programma ha deciso da solo di andare a dormire perché, parole sue, “non valeva la pena perderci il sonno per quella roba” e non ha più mostrato interesse per vedere le puntate successive. Sembra una piccola cosa ma questo invece pone le basi per una crescita personale del bambino: impara ad accettare i propri limiti ed è in grado di rinunciare a qualcosa forse piacevole adesso ma per ottenerne un vantaggio maggiore in futuro. Le basi dell’investimento!

Riassumendo, date ai vostri figli dei limiti ma abituateli a rispettarli da soli. Insegnate loro come fare (segnarsi l’ora su un foglio, guardare l’orologio prima di cominciare, per esempio). Sorvegliateli discretamente e segnalategli quando li stanno superando, ma senza sgridarli o fare prediche fastidiose. Ogni tanto (durante il fine settimana o in occasioni speciali, come può essere le cene fra famiglie di amici con bambini) concedetegli di sforare un po’, sempre senza esagerare. Se poi ci riuscite, una volta a settimana potreste guardare un film tutti insieme ed ogni tanto andare al cinema (crisi permettendo). Oltre a sapere cosa stanno vedendo i vostri figli sarà un momento di condivisione di tutta la famiglia – che fa bene ad adulti e bambini!
Immagine: “sotto casa di stranizza_damuri, su Flickr”.

Laureato in risultati (ma anche in Matematica con indirizzo Informatico alla Sapienza di Roma), attualmente coltivo la mia passione per l'informatica facendo l'IT Manager presso un broadcaster televisivo nazionale e parallelamente mi diverto a scrivere.

Fin dagli anni 90 mi sono interessato di PNL leggendo quasi tutti i libri pubblicati nel settore. Nel 2003 ho finalmente completato il percorso formativo di NLP Master Pratictioneer studiando con Alessio Roberti e Claudio Belotti e da allora ho continuato a studiare e ad imparare come applicare queste tecniche nella vita di tutti i giorni.
Dopo numerose esperienze negli anni come formatore, anche nel campo della scuola pubblica e in corsi presso la Regione Lazio, mi sono reso conto che mi piaceva "insegnare" alle persone, non soltanto la materia ma anche come "farsela piacere" e che di solito questo mi riusciva bene! Da qui il nuovo interesse per la scienza dell'educazione, applicata alle tecniche di PNL.
Nel 2011 ho pubblicato con Bruno Editore l'ebook "Diventare papà" in cui ho raccolto consigli, trucchi e suggerimenti per i poveri papà in erba, ignorati dalla manualistica tradizionale, di solito orientata a produrre libri dedicati esclusivamente alle mamme.
Il mio motto è una frase di Yoda (Star Wars): "C'è FARE e NON FARE, non c'è PROVARE!"