Tante piazze per giocare
Alcuni dei comportamenti che sono solito associare al “diventare vecchio” sono i sintomi di insofferenza verso i bambini che giocano. Se gli schiamazzi dei bambini che si stanno divertendo vi danno sui nervi, se sgridate i vostri figli mentre stanno facendo un gioco rumoroso con estremo piacere e un sacco di risate ma vi siete dimenticati che lo stesso gioco lo avete fatto anche voi alla loro età, se vi scoprite a dire a qualche bambino che ancora fa le elementari “non si può giocare sempre, io alla tua età non ero così”, allora attenzione: siete sulla via della discesa!

La cosa che più mi preoccupa nel vedere questi comportamenti da parte degli adulti è notare la loro età: da un settantenne (che oggi difficilmente sarebbe definito “vecchio”, visti i progressi nella durata media della vita) bene o male te lo aspetti che sia un po’ insofferente verso il chiasso provocato dai bambini, ma da un quarantenne? Da un cinquantenne?

Spesso gli adulti si fanno prendere dai problemi della vita: il lavoro, i soldi, gli impegni quotidiani, i problemi di coppia e tanto altro e smettono di ricordare come era bello essere bambini. Il fatto di essere piccoli e spensierati è lontano nella loro mente e si aspettano che anche i bambini siano altrettanto “adulti” quando loro. Ancora di più si nota questa cosa in famiglie con più di un figlio, dove il più grande viene caricato di responsabilità che ancora non gli competono, proprio per il fatto che “è più grande”, dimenticando la sua vera età anagrafica.

Ecco allora che se il più piccolo gioca “è tanto carino” mentre se ci prova quello più grande “alla tua età ancora fai questi giochi?”.

Perché, i giochi scadono con l’età?

Dove sta scritto che un adolescente, se vuole, non possa giocare con i soldatini? Un generale dell’esercito dopotutto non fa la stessa cosa (usando soldati veri, certo, ma fondamentalmente è lo stesso)? Se giocano insieme e fanno confusione “la smettete di fare questo rumore?” mentre se gioca il piccolo da solo facendo altrettanto rumore “lascialo stare, è piccolo, si diverte!”.

Ecco infine che un bambino di otto/dieci anni deve cedere ai capricci di uno più piccolo di lui perché “è più piccolo” e lui “deve comportarsi da grande”. Salvo, dopo qualche anno (quando il più piccolo avrà otto/dieci anni e vorrà averla vinta), dare di nuovo torto al più grande riproponendo le stesse spiegazioni, aggiungendo però “oramai sei veramente grande”! Vi rendete conto dell’ingiustizia?

Ai bambini il gioco non solo fa bene, ma è una fase fondamentale per crescere sani, nel fisico come nella mente. Qualsiasi tipo di giochi, anche insieme a bambini di differenti fasce di età.

In questo modo imparano a relazionarsi sia con quelli più grandi (dato che vengono “gonfiati” se fanno i prepotenti imparano il futuro rispetto per gli adulti) che con i più piccoli (imparano ad essere tolleranti come lo sono quelli più grandi nei loro confronti, ma insegnano ai piccoli a non fare i prepotenti approfittando della “giovane età”). Se un bambino timido ed introverso ha la fortuna di capitare in un gruppo numeroso ed eterogeneo per età e sesso dei componenti potrete assistere ad un piccolo miracolo: in pochi giorni non riuscirete più a riconoscere in lui nessuna traccia di timidezza, dato che sarà occupato a scatenarsi come gli altri!

Altra cosa sbagliata che vedo fare spesso è un eccessivo interventismo e supporto ai figli durante il gioco da parte dei genitori. Gli adulti  tendono ad organizzare il gioco, a scegliere i partecipanti, decidere le regole e magari fare anche da arbitri, parteggiando però spudoratamente per i propri figli a scapito degli altri bambini…

Oltre a rendere poco simpatici i propri figli agli altri, questo eccesso di tutela da parte dei genitori impedisce ai figli di imparare l’importante lezione del saper accettare le sconfitte. Questi poveretti che vincono sempre grazie all’intervento degli adulti, quando saranno lontani dalle ali protettive di mamma e papà si ritroveranno ad essere emarginati dagli altri. I bambini sanno essere senza pietà per chi non rispetta le regole e non ci pensano due volte a rifiutare l’ingresso nel gruppo a chi vuole vincere sempre anche se non se lo merita!

Ma questo è il minimo: cosa succede quando i bambini diventano adulti? Sicuramente avranno problemi relazionali con gli altri, ma abituati a vedersi risolvere le difficoltà dai genitori, come potranno cavarsela nell’ambiente di lavoro? E nella vita di coppia? E con una famiglia?

Pensateci, sempre. Lasciate giocare i vostri figli, ovviamente se fanno giochi adatti alla loro età. Lasciateli anche litigare (e perdere) con amici e nemici, anche a costo di far prendere loro qualche schiaffo: a questa età gli schiaffi fanno male ma sicuramente fanno più male quelli presi da adulti. Lasciate fare loro un po’ di confusione e prima di sgridarli per l’eccessivo rumore, domandatevi se alla loro età voi facevate lo stesso (e rispondete con sincerità). Insegnate loro il rispetto per la convivenza civile (non si gioca sotto le finestre della gente che dorme alle due del pomeriggio o dopo le undici di sera, ma negli altri orari è assolutamente lecito farlo); aiutateli a rispettare i più grandi e ad essere gentili con i più piccoli ma anche a farsi rispettare da tutti quanti; insegnate loro l’importanza di attenersi alle regole del gioco per quanto possano sembrare dure ed ingiuste. Tutto questo sarà per loro un’impagabile lezione di vita.

Infine, se riuscite per un po’ a dimenticare quanto siete “seri” ed “adulti” ed “impegnati” nella vostra vita, qualche volta giocate anche voi insieme a loro, farà bene a tutti quanti!

Immagine: “Tante piazze per giocare di Comune di Schio, su Flickr”.

Laureato in risultati (ma anche in Matematica con indirizzo Informatico alla Sapienza di Roma), attualmente coltivo la mia passione per l'informatica facendo l'IT Manager presso un broadcaster televisivo nazionale e parallelamente mi diverto a scrivere.

Fin dagli anni 90 mi sono interessato di PNL leggendo quasi tutti i libri pubblicati nel settore. Nel 2003 ho finalmente completato il percorso formativo di NLP Master Pratictioneer studiando con Alessio Roberti e Claudio Belotti e da allora ho continuato a studiare e ad imparare come applicare queste tecniche nella vita di tutti i giorni.
Dopo numerose esperienze negli anni come formatore, anche nel campo della scuola pubblica e in corsi presso la Regione Lazio, mi sono reso conto che mi piaceva "insegnare" alle persone, non soltanto la materia ma anche come "farsela piacere" e che di solito questo mi riusciva bene! Da qui il nuovo interesse per la scienza dell'educazione, applicata alle tecniche di PNL.
Nel 2011 ho pubblicato con Bruno Editore l'ebook "Diventare papà" in cui ho raccolto consigli, trucchi e suggerimenti per i poveri papà in erba, ignorati dalla manualistica tradizionale, di solito orientata a produrre libri dedicati esclusivamente alle mamme.
Il mio motto è una frase di Yoda (Star Wars): "C'è FARE e NON FARE, non c'è PROVARE!"