Participant in a Kiddies Parade, an Annual Event Held Early in the Evening During the Summer in New Ulm, Minnesota...
In questo breve articolo vorrei trattare di come il rapporto tra i genitori possa influire (positivamente o negativamente) sull’educazione dei figli.

Intanto partiamo da due presupposti:

  1. i figli hanno bisogno di regole
  2. i figli hanno bisogno di provare ad infrangere le regole

I bambini cresciuti senza regole, possono sembrare felici, soprattutto agli occhi dei loro coetanei. Fortunato il bambino che va a dormire quando vuole, che mangia solo quello che gli piace, che guarda la tv o gioca con i videogiochi tutto il tempo che vuole farlo. O no?

Ad un osservatore distratto potrà sembrare che questo bambino sia effettivamente più felice rispetto a quello che va a dormire alle nove di sera, mangia verdure e cibi salutari invece delle merendine, vede la tv o i videogiochi solo ad orari prestabiliti e con tempi predeterminati. In effetti non è così.

Tutti i bambini hanno bisogno di sicurezza e le regole imposte dalla famiglia contribuiscono a creare dei confini intorno a loro, confini che delimitano il mondo circostante, che li sollevano in qualche modo dalla responsabilità di determinate decisioni, sapendo che a quelle cose ci pensano mamma e papà. Non a caso spesso i bambini privi di limiti se ne creano di personali (e di solito strani o nocivi alla propria salute). Alcuni possono decidere di voler mangiare solo determinati cibi e niente altro, altri possono decidere di voler indossare determinati vestiti e sempre quelli, e così via. Nella ripetizione e nella creazione di rituali cercano la sicurezza che i genitori non hanno saputo fornire quando hanno rinunciato ad imporre delle regole.

Ma se le regole sono così importanti perché allora sforzarsi di disobbedire? Perché alcuni bambini si ribellano con tutte le loro forze a determinate imposizioni?

Semplice: il bambino cresce e si evolve giorno per giorno, e giorno per giorno testa i limiti che lo racchiudono per sapere quando sarà abbastanza grande e forte per poterli superare. Non a caso le regole devono crescere con i figli: per esempio “i piccoli mangiano senza il coltello” lascia il posto a “i bimbi della tua età usano questo coltello” (un coltello di quelli che non taglia nulla) fino ad arrivare a “ora sei abbastanza grande per usare il coltello degli adulti”. Un bambino costretto a rispettare limitazioni fatte per quando era piccolo sarà ugualmente infelice.

In tutto questo, il ruolo e il comportamento dei genitori è di fondamentale importanza, sia per l’applicazione, sia per l’accettazione delle regole.

Infatti, a cosa serve imporre ai figli che “ognuno dorme nel proprio letto” se quando il papà è fuori la mamma se li porta nel lettone e li fa dormire con lei tutta la notte? Oppure che “si gioca ai videogiochi solo il sabato e la domenica e solo per un’ora” e quando la mamma non c’è il papà li lascia giocare tutto il pomeriggio, indipendentemente dal giorno, in modo da “toglierseli dai piedi”?

Se i genitori non sono più che uniti nel far rispettare qualcosa, anche quando non la condividono pienamente, il figlio se ne accorgerà e cercherà di approfittarne. Se, mentre uno dei due impedisce ai figli una cosa “perché lo sai che non si può fare” l’altro assume un’aria di aperta disapprovazione o appare contrariato, il bambino si rende conto che c’è conflitto tra i genitori e saranno problemi! Infine, se uno dei due “cede” più facilmente, sarà da quello che il bambino andrà più spesso a chiedere di poter fare qualcosa di normalmente vietato. In questo caso qualunque scelta faccia l’altro genitore sarà sbagliata: se la mamma “sgriderà” il papà per aver fatto giocare i bambini troppo tempo, assumerà il ruolo di “cattiva” e sminuirà il ruolo di genitore del padre. Se cederà anche lei farà capire al figlio che la regola non è inviolabile e che quindi si può trasgredire senza troppo pericolo. Ancora peggio se i due di metteranno a litigare di fronte al bambino!

La soluzione migliore in questi casi è che i genitori parlino tra loro prima che con il figlio e facciano fronte comune, trovando una giustificazione plausibile: “papà si è distratto perché stava lavorando e ti ha lasciato giocare senza accorgersi che oggi non si poteva. Per questa volta non fa niente ma la prossima non succederà”.

Un consiglio da tenere presente: le regole importanti devono essere poche (al massimo una decina) e condivise da entrambi i genitori. Inutile che uno dei due si impunti a voler imporre una cosa che l’altro assolutamente non vuole; questo disaccordo di base si rifletterà sul futuro, vanificando il lavoro educativo. Troppi principi e divieti da rispettare invece saranno causa di confusione e incertezza nel bambino (“questo si può fare oggi oppure no?”, “se mangio il cioccolato poi posso vedere la tv oppure devo scegliere?” e così via) e aumenteranno il rischio che qualcuno non venga fatto rispettare a dovere.

Altra cosa: esprimete le vostre regole in positivo! Dire “non si mangia con le mani” o “non si gioca in casa con la palla” è diverso da “si mangia con le posate” o “la palla si usa fuori casa” e sarà più facile che i figli obbediscano a dei principi espressi in maniera positiva.

Infine, applicate con rigore le regole, ma senza esagerare! Un clima da “stato di polizia” fa male a tutta la famiglia, non soltanto ai figli! Quindi fate in modo di evitare le tentazioni: se una delle vostre regole è che la tv si veda solo il pomeriggio, quando i figli sono a casa la mattina, magari con la baby sitter, accordatevi con lei per far rispettare la regola oppure disattivate la tv. In questi casi il vostro motto sia “meglio prevenire che punire”!

Participant in a Kiddies Parade, an Annual Event Held Early in the Evening During the Summer in New Ulm, Minnesota… di The U.S. National Archives, su Flickr

Laureato in risultati (ma anche in Matematica con indirizzo Informatico alla Sapienza di Roma), attualmente coltivo la mia passione per l'informatica facendo l'IT Manager presso un broadcaster televisivo nazionale e parallelamente mi diverto a scrivere.

Fin dagli anni 90 mi sono interessato di PNL leggendo quasi tutti i libri pubblicati nel settore. Nel 2003 ho finalmente completato il percorso formativo di NLP Master Pratictioneer studiando con Alessio Roberti e Claudio Belotti e da allora ho continuato a studiare e ad imparare come applicare queste tecniche nella vita di tutti i giorni.
Dopo numerose esperienze negli anni come formatore, anche nel campo della scuola pubblica e in corsi presso la Regione Lazio, mi sono reso conto che mi piaceva "insegnare" alle persone, non soltanto la materia ma anche come "farsela piacere" e che di solito questo mi riusciva bene! Da qui il nuovo interesse per la scienza dell'educazione, applicata alle tecniche di PNL.
Nel 2011 ho pubblicato con Bruno Editore l'ebook "Diventare papà" in cui ho raccolto consigli, trucchi e suggerimenti per i poveri papà in erba, ignorati dalla manualistica tradizionale, di solito orientata a produrre libri dedicati esclusivamente alle mamme.
Il mio motto è una frase di Yoda (Star Wars): "C'è FARE e NON FARE, non c'è PROVARE!"