La Carta dei Tesori e la diapositiva a colori
Molti hanno un sogno nel cassetto. Alcuni provano a realizzarlo senza alcun risultato,
altri sono ancora alla ricerca delle tessere che lo compongono come fosse un maxi puzzle da costruire.
Lidia teneva il suo sogno accanto al comodino vicino al letto e permetteva che quella immagine pura, che appariva su carta, evocasse in lei intuizioni e sensazioni di benessere.
Il suo sogno…“La Carta dei Tesori”, come Lidia amava definirlo, non era altro che una Tavola di Vision.
Un grande foglio bianco con una foto, incollata al centro, di una boutique francese che Lidia aveva circondato dai modelli di vestiti e cappelli di ogni genere che lei stessa aveva ideato. Un po’ ovunque, sul foglio che aveva la grandezza di un poster, Lidia scriveva frasi che esprimevano concetti di successo professionale, felicità e abbondanza e ogni sera lo ripiegava e lo custodiva gelosamente nel cassetto.
Lidia si visualizzava già come la proprietaria della boutique che avrebbe avuto come denominazione sociale “Le goût de s’habiller”.
La Tavola di Vision rappresentava il suo istante di gioia prescelto perché racchiudeva in essa tutti i dettagli di riuscita del suo grande sogno. Non erano solo delle immagini. Si calava talmente bene in quell’attimo, che era in grado di udire i rumori che l’avrebbero circondata durante la creazione dei suoi modelli e lo stupore e la gioia delle sue clienti mentre indossavano le sue creazioni. Consapevole dell’atmosfera di gioia che circondava la sua “Carta dei Tesori”, Lidia poteva scorrere i particolari al punto di evocarli all’istante in qualunque momento. La sua visualizzazione era così vivida che in quei momenti sentiva con fermezza di aver ricevuto già tutto e ringraziava di cuore il cielo per tutta l’abbondanza che il suo sogno portava con sé.
Prima di spegnere la luce dell’abat-jour, il suo sguardo cade sul portatile. “Ahi, l’ho dimenticato acceso”. Mentre sta per arrestare il sistema, la pagina di internet lasciata aperta su Facebook si fa largo prepotentemente sullo schermo ed in alto ecco tra i messaggi il nome di Luca, il percussionista. Uno stupore, un’emozione di gioia inattesa e il portatile e l’abat-jour di Lidia si spengono velocemente mentre il suo cuore si accende di attese positive.
Dall’altra parte della città e sotto la stessa luna piena, anche Luca aveva il suo sogno nel cassetto ma non amava fare progetti. Da percussionista qual era, credeva che la felicità non potesse appartenere al tempo scandito dagli esseri comuni. Luca pensava che le soluzioni arrivassero solo quando naturalmente una persona è presente in ogni cosa che fa, soprattutto nella sua musica. Tuttavia, i suoi pensieri erano spesso avvolti in una coltre di sfiducia, che assomigliava ad una fitta nebbia. Nelle sue letture rubate aveva letto di un’antica tecnica yoga nota come “pensiero di opposizione”. Secondo questa tecnica era sufficiente sostituire un pensiero negativo con uno positivo caricandolo emotivamente.
La nostra mente può contenere un solo pensiero alla volta e se ogni pensiero fosse una diapositiva, allora la nostra mente potrebbe contenere una sola diapositiva alla volta. Poiché il nostro Luca aveva la tendenza a rimandare, con questa tecnica poteva sostituire l’immagine pigra, fatalista ed in bianco e nero, con una più dinamica, vivida e a colori dove si raffigurava pieno di sé e nell’atto di compiere la cosa che stava invece procrastinando. Grazie a questa tecnica si era infatti finalmente deciso ad iscriversi al concorso musicale.
La luna piena aveva influenzato non solo le maree di quella porzione di pianeta, ma era diventata complice della magica attrazione che calamitava Lidia e Luca verso un oceano interiore che bagnava dolcemente le sponde della loro crescita personale.
Continua…