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Urban life coaching: 30 secondi (episodio 2)

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Intelligent excercise
Molto spesso cediamo lo scettro del potere personale, la capacità di gestire le emozioni, al mondo esterno. Se siamo nervosi o preoccupati affrontiamo gli eventi della vita in modo diverso, rispetto a quando siamo sereni o sicuri. Lo stato d’animo influenza i nostri comportamenti, le nostre risorse interne e quindi i differenti modi di percepire la realtà. Cambiare la postura,  i movimenti, la respirazione, spostare il proprio punto di vista e modulare il dialogo interiore modificano l’umore e portano alla creazione di differenti realtà. Avete mai incontrato persone raggianti che con la loro presenza vi impregnate di tale attitudine mentale e reagite di conseguenza?

Lidia aveva perso concentrazione…non riusciva ad ingranare, trascinava le gambe e si affannava sotto rete. Ed ecco, come un miraggio, il fischio dell’arbitro che fa partire i 30 secondi, in risposta alla “T” formata dalle mani di Filippo, l’allenatore. Le ragazze sciamano verso la panchina in attesa di un po’ di incoraggiamento e dei consigli tattici del Coach.

“Non so se riuscirò a farcela… sono super tesa, Coach…” esplode Lidia tutta di un fiato.  “Le ho provate tutte per rilassarmi: ho iniziato addirittura un corso di yoga  e ovviamente sto provando a controllare la respirazione…ma quando sono in campo non mi concentro, sento solo gli sguardi della gente e perdo di vista la palla…” “Forse è solo lo stress per aver perso il lavoro che non mi fa ricordare il nuovo schema d’attacco…che posso fare?”

Erano già tre anni che Filippo allenava quella squadra di volley   battezzata simpaticamente “Serendipity”, per via della “felice coincidenza” con cui si era formata e aveva vinto gli ultimi due campionati fino ad arrivare in prima divisione. Filippo sapeva  come motivare e monitorare il team per produrre risultati migliori, difese invalicabili e attacchi vincenti. “Lidia osserva te stessa, non osservare gli altri…” risponde Filippo con decisione, “e soprattutto non essere questi pensieri e non vivere queste emozioni…non ti riconosco più!” “Ma come faccio Coach?” replica Lidia con tono rabbioso.

“E’ importante non solo riconoscere le proprie emozioni, ma anche e soprattutto gestirle ponendole al servizio del proprio obiettivo. Dovresti rispondere alle circostanze e non subirle. Quando tra pochi secondi scenderai  in campo prova a divertirti, e ad ispirare le tue compagne giocando al meglio” “E voi ragazze incoraggiatela, siete una squadra, non lasciatela sola, fate muro intorno a lei! Sostenetela”.

Fischio di ripresa, dodici mani sovrapposte e poi lanciate al cielo seguite dal motto intonato della squadra: “Together-Everyone-Achieves-More. Serendipity is a TEAM!

Quei 30 secondi avevano cambiato la prospettiva, Lidia e la sua squadra  stavano ora correndo verso la vittoria, giocando per divertirsi.

 

“Sarebbe bello avere tanti time out tecnici da ancorare a piacimento per realizzarmi anche nella mia vita professionale…” pensava Lidia mentre  ringraziava il pubblico che aveva sostenuto e incitato le Serendipity.

 

In tutt’altro stato d’animo anche il nostro Luca, intrappolato in un tediosissimo pranzo di famiglia,  stava per avere il suo time out tecnico.

Intanto, lo zio Aldo imperversava con il suo interrogatorio: “allora Luca…la mamma mi ha detto che studi al conservatorio…cosa strimpelli?”, occhi al cielo di Luca: “assolutamente nulla zio…io sono un percussionista” lo zio Aldo lo guarda un po’ perplesso: “Per cosa? Intendi il tamburello?”, Luca ci riprova: “Beh, zio, volendo anche quello…ma la mia passione è la batteria, però certo non mi posso dedicare solo alla batteria devo imparare a suonare anche gli altri strumenti, sai sono quasi 20 in tutto, è un grande impegno!” lo zio a quel punto ha una folgorazione: “ah, in questa casa abbiamo sempre avuto la vena musicale, mi ricordo ancora tua cugina Maria che suonava il flauto alle medie, la professoressa pensava che fosse talmente dotata che l’aveva messa in prima fila alla recita scolastica!”…sguardo assente dello zio Aldo mentre ricordava l’infanzia della figlia. Anche Luca ricorda perfettamente l’esecuzione di Maria, come dimenticarla, una delle più grandi offese al Bolero di Ravel. Probabilmente Ravel si era rigirato numerose volte nella tomba quel pomeriggio! Ma Luca, che di fondo è una persona educata, decide di essere accomodante, mettendo in atto una strategia di non belligeranza: “già zio come dimenticare quell’esecuzione, effettivamente la nostra è una famiglia molto dotata”. La vanità dello zio Aldo a quel punto è discretamente appagata e pensa che sia giusto proporre a Luca di esibirsi appena subito dopo il pranzo, così per aiutare la digestione e per creare un clima rilassato, magari sollecitato dagli accordi classici e sempre amati di uno Chopin, un Mozart…e perché no un Bethoven. “Dai Luca, facci sentire quanto sei bravo subito dopo pranzo!?”

Luca accetta la sfida con entusiasmo, d’altronde ama esibirsi. Arrivati alla fine del pasto già sente le mani prudere. Luca porta lo zio e i Suoi nella camera insonorizzata. Camera insonorizzata…un parolone! Una stanza così costerebbe tantissimo, sicché la loro è una versione casereccia del prodotto, vale a dire che mamma Berta ha messo da parte l’estetica e ha rivestito la stanza di gomma piuma, a tratti ricorda il ripieno di qualcosa, con l’unica differenza che quella roba si dovrebbe trovare all’interno e qui è in bella vista all’esterno.

In genere i ragazzi tendono a portare le ragazze a casa loro appena i genitori escono, qui è improponibile…l’ultima volta che ci ha provato la ragazza in questione è scappata, non è mai riuscito a chiarire con lei, perché è come se si fosse volatilizzata.

I parenti si siedono, Luca ha allestito un mini-palco e ha disposto delle sedie dinanzi a lui. Vi siete mai chiesti qual è la differenza tra un pianista e un percussionista? Se dovessimo scegliere di raggrupparli li definiremmo entrambi musicisti, ma mentre il pianista diventa un virtuoso di un unico strumento, il percussionista si trova dinanzi una gamma di strumenti a percussione, quindi la possibilità di essere un pluri-virtuoso. Le mani di Luca ora non si limitano a battere più o meno furiosamente su dei tasti, ma a colpire, agitare, frizionare e sfregare la percussione o ad attaccarla con bacchette, spazzole e battenti.

Ed ecco i suoi 30 secondi di performance. Stand ovation familiare…almeno nei suoi pensieri. In realtà, per lo zio Aldo è stato un colpo durissimo passare da un’idealizzata musica a dure e indigeste note rock, o per lo meno non adatte al suo delicato stomaco. I Suoi, ben consapevoli, hanno un’espressione tra il rassegnato e l’orgoglioso. Ma fortunatamente i pensieri di Luca hanno creato un “Frame” positivo.

“Proverò ad avere fiducia nelle mie capacità!” pensò il  giovane percussionista. Il lieve vapore della sua volontà  lo invitava ora  ad approfondire la conoscenza  di quel concorso per giovani musicisti di cui aveva letto un annuncio su Facebook pochi giorni prima…
Immagine: Intelligent excercise di TobiasMik · WhatWeDo, su Flickr

“As a Coach thinketh” Esiste un punto, ed uno soltanto, in cui il cerchio della passione, di ciò che si vuole approfondire con piacere, interseca quello della competenza, e quindi della conoscenza e delle esperienze. In questo piccolo universo tutto diventa possibile: ognuno può trovare la propria missione e ispirare gli altri a trovare la loro. Mi chiamo Fiorenzo Minnelli. Tra le mie esperienze professionali quella di "Team Coaching" con i 7 Hills Gospel Choir (www.7hillsgospel.it) ai quali sono profondamente grato. I miei obiettivi sono quelli di promuovere la cultura del coaching in linea con la mission di "ecletticamente.com", di motivare e potenziare la conoscenza di Voi stessi, delle Vostre risorse ed aree migliorabili a partire dalla consapevolezza del momento presente, purché abbiate la volontà di crescere e migliorare. “Come un Coach pensa nel suo cuore, così egli è” Per info e contatti scrivetemi alla seguente mail: [email protected]