Abbiamo già parlato del fatto che il compito di un buon genitore  è quello di crescere figli che sappiano cavarsela da soli nel mondo reale. Ma come facciamo a sapere se un figlio è in grado di farlo? In realtà, rassegnatevi pure, non possiamo saperlo perché non possiamo prevedere tutto quello che potrebbe capitargli quando è lontano da noi e dalle nostre cure premurose. Dovremmo sempre ricordarci che i figli “non sono di nostra proprietà” ma esseri umani autonomi che noi temporaneamente siamo chiamati ad accudire. Invece, sempre più spesso, vedo gente che si dimentica di questo e consacra la sua vita alla perenne servitù dei propri figli.

Se vi è capitato di vedere tempo fa in tv quell’orrido programma sui “mammoni” quello è proprio l’esempio da non seguire! Figli oramai adulti che non sono in grado di badare a sé stessi e che dipendono in quasi tutto dalle loro premurosissime (e invadenti) vecchie mammine. Che tristezza!

In realtà è molto difficile, più per le mamme che per i papà (ma alcuni papà che conosco stanno recuperando rapidamente il distacco…) ad un certo punto lasciare “fare da soli” i propri figli: ecco allora che li vestono, si preoccupano di dargli qualsiasi cosa possano desiderare senza che loro abbiano il tempo di chiederlo, li circondano di tutte le cure possibili, impediscono loro di occuparsi di qualsiasi cosa in maniera autonoma e alla fine li rendono incapaci ed insicuri di ogni cosa!

Il bravo genitore invece è un’altra cosa. In realtà, oltre che assicurare cure ed amore ai propri figli, dovrebbe comportarsi come un vero e proprio coach. Dovrebbe pian piano fissare dei “traguardi” da superare entro un certo punto nella vita dei propri figli. E dato che, come in tutte le cose, l’allenamento migliora le prestazioni, periodicamente metterli alla prova per vedere se sono pronti a superarli!

Quindi, partendo dall’inizio, bisogna evitare di stargli intorno come una chioccia mentre sta cercando di imparare a camminare da solo: lasciatelo provare, magari fatelo in un ambiente sicuro, in spiaggia, in un prato o in una stanza con un tappeto soffice, in modo che acquisti sicurezza pian piano. Evitare di spaventarlo se “fallisce” con urla di terrore perché “si è fatto male” e incoraggiarlo a riprovare. Man mano che diventa più grande i traguardi diventano più impegnativi e difficili ma lo spirito rimane lo stesso: invece di dire “dai a me, ti allaccio io le scarpe che tu non sei capace”, fatelo provare. All’inizio farà un garbuglio inestricabile ma pian piano imparerà. Crescendo insegnateli ad attraversare la strada in modo che quando vorrà provarci da solo sarà pronto e non scapperà dalle vostre mani perché vuole provarci ma non sa bene come fare, rischiando di farsi male. Ovviamente i primi passi si fanno in sicurezza, quindi insegnate ai vostri figli ad attraversare una strada in cui c’è poco traffico invece di cominciare subito dall’incrocio tra due tangenziali…

Spiegategli sempre i rischi, i modi per realizzare i suoi obiettivi e i benefici che avrà una volta imparato a fare qualcosa che ancora non fa da solo e preparatelo per poterci provare. In PNL si dice che non esistono fallimenti, ma solo feedback: se non riesce a fare una cosa non vuol dire che è un incapace, vuol dire che ha imparato semplicemente un modo per NON fare quella determinata cosa!

Un errore comune è quello di lasciar provare il piccolo e, una volta fallito l’obiettivo, impedirgli di riprovare per molto, troppo tempo. Se vuole riprovare subito lasciatelo fare.

Dato che gli obiettivi crescono prima o poi vorrà fare qualcosa in cui voi “non ci siete” come andare a scuola da solo o attraversare la strada per andare da un amico senza che voi lo vediate e pian piano uscire da solo anche la sera… Anche questo fa parte della vita, ad un certo punto i genitori diventano superflui e il piccolo incomincia a percorrere da solo la strada della vita. Non c’è niente di male in questo, anzi è una cosa positiva, è un segno che avete fatto bene il vostro lavoro fino ad ora. Tenetelo d’occhio discretamente quando è piccolo ma ad un certo punto dovete farvi da parte.  Probabilmente qualche volta chiederà aiuto, qualche volta preferirà “sbattere la testa” da solo ma se sa che voi gli date fiducia anche lui avrà fiducia di voi.

E un giorno, prima che possiate rendervi conto del tempo trascorso, sarà pronto per lasciare la vostra casa ed andare nel mondo, magari per formare anche lui la sua “famiglia felice”. Il lavoro non è finito, se avrete basato il vostro rapporto sulla fiducia reciproca ne sarete ripagati perché i vostri figli sapranno che voi ci sarete sempre se avranno bisogno di aiuto e che possono contarci tranquillamente.

Laureato in risultati (ma anche in Matematica con indirizzo Informatico alla Sapienza di Roma), attualmente coltivo la mia passione per l'informatica facendo l'IT Manager presso un broadcaster televisivo nazionale e parallelamente mi diverto a scrivere.

Fin dagli anni 90 mi sono interessato di PNL leggendo quasi tutti i libri pubblicati nel settore. Nel 2003 ho finalmente completato il percorso formativo di NLP Master Pratictioneer studiando con Alessio Roberti e Claudio Belotti e da allora ho continuato a studiare e ad imparare come applicare queste tecniche nella vita di tutti i giorni.
Dopo numerose esperienze negli anni come formatore, anche nel campo della scuola pubblica e in corsi presso la Regione Lazio, mi sono reso conto che mi piaceva "insegnare" alle persone, non soltanto la materia ma anche come "farsela piacere" e che di solito questo mi riusciva bene! Da qui il nuovo interesse per la scienza dell'educazione, applicata alle tecniche di PNL.
Nel 2011 ho pubblicato con Bruno Editore l'ebook "Diventare papà" in cui ho raccolto consigli, trucchi e suggerimenti per i poveri papà in erba, ignorati dalla manualistica tradizionale, di solito orientata a produrre libri dedicati esclusivamente alle mamme.
Il mio motto è una frase di Yoda (Star Wars): "C'è FARE e NON FARE, non c'è PROVARE!"