Fallimento e successo sentimentale non sono figli dell’aspetto fisico o della disponibilità economica, ma sono figli della nostra capacità comunicativa – con gli altri, ma soprattutto con noi stessi.
Quando comunichiamo con noi stessi, a livello profondo, costruiamo quello che sarà il nostro successo o il nostro fallimento nella vita e quindi in amore.
La capacità di seduzione e coinvolgimento, oltre ad essere un fatto tecnico apprendibile è anche e soprattutto la capacità di sedurre e coinvolgere se stessi, persuadendoci a livello profondo che meritiamo di essere amati e che sicuramente saremo in grado di far innamorare chi desideriamo.
Se non crediamo in noi stessi, gli altri faranno lo stesso.
Le credenze che ci trattengono dall’esprimere il nostro potenziale in amore sono tutti quei presupposti, tutti quegli assunti falsi o limitanti (consci e inconsci) che, avendo accettato come veri, ci negano l’accesso a ciò che non trova una corrispondenza in essi.
Crediamo che non riusciremo mai ad essere sentimentalmente felici? Che non troveremo mai un partner che vada bene per noi? Che trovare un amore appagante alla nostra età sia impossibile? Allora è sicuro che il nostro vero nemico è costituito proprio da queste credenze, non dalle circostanze esterne.
Il fatto che crediamo qualcosa, non significa che questo sia necessariamente vero, ma se lo crediamo sarà comunque vero per noi.
I nostri pensieri programmano le nostre reazioni agli stimoli. I pensieri, inoltre, sono la forma più frequente di dialogo che abbiamo con noi stessi: quando il dialogo interiore è negativo è come se ci programmassimo per non poter raggiungere gli obiettivi prefissati.
La domanda chiave allora è: le mie credenze sono in armonia con i miei obiettivi?
Molto spesso infatti si creano veri e propri conflitti tra credenze che causano auto-sabotaggi, responsabili del nostro immobilismo, della nostra insicurezza e frustrazione.
Ricordiamo sempre dunque che i presupposti limitanti, gli assunti falsi o depotenzianti, attraggono a noi esperienze indesiderabili, precludendoci la possibilità di liberare il nostro potenziale, come affermano i due autori B. Dubant e M. Marguerie che cito di seguito:
“Non abbiamo che una sola schiavitù: il nostro pensiero. Non siamo schiavi del mondo né del diavolo: siamo schiavi di noi stessi. Questo mondo che creiamo e che ci crea è il nostro scudo. Ma invece che difensore diventa guardiano, ed il guardiano siamo noi”.
Una volta strutturate credenze potenzianti e positive, devi passare all’azione.
Agisci entrando in contatto con la persona che t’interessa, liberati da inibizione e paure attraverso l’azione.
Comunica a livello verbale, ma soprattutto non verbale, gestisci i bisogni di questa persona ed evita che sia lui/lei a gestire i tuoi.
Potrai sicuramente fare degli errori, perdere qualche battaglia, ma perseverando inevitabilmente vincerai la guerra.
Ricorda inoltre che soltanto chi si arrende e rinuncia è il vero perdente.
Se non rinunci e continui ad agire, affinando sempre di più le tue strategie comportamentali, potrai conquistare e coinvolgere qualunque persona.