Quella mattina Lidia e Luca si erano dati appuntamento al baretto accanto alla fatidica libreria dove si erano incontrati la prima volta, dove rubavano letture di crescita personale. Il bar affacciava su una strada principale. La gente, passando, poteva notare, dall’enorme vetrata, quella coppia di giovani non affatto annoiata e neppure troppo seriosa. Tutto era iniziato nel momento in cui Lidia, con in mano una lettera da consegnare a Luca, davanti ad un cappuccino e croissant, offerto gentilmente da Luca, stava cercando di fare un discorso sulla gratitudine. Luca aveva riconosciuto, nell’accenno al discorso di Lidia, un timido tono da funerale e ora stava ridendo a crepapelle. Lidia, contagiata dalla reazione spontanea di Luca, lo aveva seguito nelle sue risate e i due ridevano senza più riuscire a fermarsi, contagiati a vicenda dall’allegria dell’altro.
“La risata è un rilascio di tensione, come uno starnuto” “Scusami se non riesco proprio a controllarmi” disse Luca.
“Ridiamo perché siamo felici e sani, o siamo felici e sani, perché ridiamo?” ribatte Lidia brillantemente, cercando di far dimenticare a Luca il buffo esordio nell’atto di consegnare quella lettera. “Sai che la storia più famosa della risata come medicina è quella di Norman Cousins?” prosegue Lidia, riallacciandosi ad un interessante libro intitolato “La volontà di guarire, anatomia di una malattia”
Norman Cousins aveva la Spondilite anchilosante, una malattia rara del tessuto connettivo. Secondo il suo medico aveva scarse possibilità di sopravvivere. Oltre ad iniezioni di dosi massicce di vitamina C e grazie ad un proiettore cinematografico per vedere film divertenti e “candid camera”, il signor Norman aveva compreso che la cultura della sconfitta non gli apparteneva affatto e che non gli avrebbe arrecato alcun beneficio per la salute. In questo modo Norman era sopravvissuto molti anni in più rispetto a quanto i suoi medici avevano previsto.
Secondo lo stesso Norman Cousins, una risata può essere evocata da un trionfo, da una sorpresa, dal solletico, da una storia divertente, da situazioni incongrue. Una persona ride a volte volontariamente per coprire la timidezza. La risata devia non solo l’aggressione ma produce anche un sentimento di unità sociale. Probabilmente non è importante ciò che produce la risata, ma la risata stessa. Gli esperti ritengono che, se usata in aggiunta alle cure convenzionali, una risata può ridurre il dolore e aiutare il processo di guarigione. Per prima cosa, le risate offrono una potente distrazione dal dolore. Non è un caso che la clownterapia sta prendendo sempre più piede negli Ospedali e soprattutto nei reparti di pediatria per alleviare le sofferenze dei piccoli pazienti e per sostenerli lungo il processo di guarigione.
“Mi piace l’idea di diventare dei Cercatori di umorismo” dice Lidia a Luca con entusiasmo “Cercatori di umorismo? bella questa … e in che modo?” risponde Luca sorpreso. Era lui ora a mostrare un tono serio ma interessato all’argomento.
“L’umorismo ci circonda” continua Lidia. “Se sentiamo o vediamo qualcosa di buffo, storielle divertenti, giochi di parole, le annotiamo subito e poi le condividiamo. Possiamo per esempio creare una pagina facebook specifica dal titolo I cercatori di umorismo che ne pensi Luca?”
“Penso … che sei geniale Lidia” “Però l’umorismo deve essere divertente e senza essere un’offesa per nessuno magari giocare sull’autoironia per non prendersi neppure troppo sul serio” risponde Luca con ammirazione.
“Ok Luca, ti leggo io stessa la lettera che ho scritto per te, questa volta simulando, con tono auto ironico, la voce di Peppa Pig, “oink-oink”, ma tu non dovevi dirmi qualcosa di importante?”