Come affinare la capacità di sentire, e di decifrare, di comprendere ciò che si sente? Come acquisire dimestichezza col linguaggio del corpo? Come acquisire più consapevolezza? Come stare in ascolto dei cinque sensi, evitando di sovrapporvi interpretazioni della mente?
Cominciamo con lo sviluppo dell’osservazione. Abbiamo messo noi stessi al centro della nostra attenzione! Molto bene…..l’energia segue l’attenzione. Dando attenzione a me stesso, non a ciò che penso, ma a ciò che sento, gradualmente rieduco tutto il mio sistema percettivo-sensoriale, e apro la strada a liberare la mia sensibilità autentica. Via via, acquisto maggior consapevolezza.
Stando attento a ciò che sento nel corpo, mi educo a stare con quello che c’è, ossia a cogliere ciò che accade in me nel momento presente.
Una tale pratica richiede disciplina, specialmente all’inizio, in quanto siamo abituati -non dimentichiamolo- a seguire la mente, la quale è programmata per portarci via dal presente, a farci pensare al passato o al futuro, a distrarci da ciò che conta: conoscere se stessi.
La mente condizionata non ci aiuta ad avere più consapevolezza.
Che cosa ci può aiutare a stare più col corpo che con la mente? La meditazione è un “sistema di ancoraggio” della consapevolezza efficacissimo. Vi sono tante tecniche di meditazione, che non sono altro che metodi per far sì che la meditazione accada. Lo scopriamo praticandoli, ciò ci fa entrare nel vivo dell’esperienza dell’ascolto, e ci fa procedere nella “caccia al tesoro” verso noi stessi.
La meditazione è qualcosa che non può essere spiegato: è un’esperienza di ascolto di sé, di connessione con se stessi, di volta in volta diversa, e la si capisce quando la si vive con consapevolezza.
Allora ne potremo assaporare i molteplici benefici, eccone alcuni: sentirsi più rilassati e sereni, maggior equilibrio, un senso di pace e armonia, una mente più chiara e meno fastidiosa, un corpo più tonico e sano, sensi più svegli, ecc….
Tante sono le tecniche di meditazione, tutte hanno in comune elementi come: il disporsi in uno stato di raccoglimento, il dirigere l’attenzione dentro, l’osservazione di ciò che accade dentro, insomma, lo stare presenti, momento per momento, a se stessi. Tutto ciò facilita la nostra consapevolezza.
Una chiave importante è il respiro, che in molte tradizioni spirituali è chiamato il ponte tra corpo e anima: porre attenzione al respiro ci consente di aprirci un varco dentro, in quanto esso è l’atto involontario più evidente e facilmente osservabile, coinvolge tutto il corpo, e accompagna ogni istante della nostra esistenza terrena, dall’inizio alla fine. Pertanto, stare col respiro, portare consapevolezza al respiro, è un’esperienza unificante, che ci porta integrazione, e che ci predispone naturalmente a cogliere realtà interiori che prima ci sfuggivano: diventiamo più consapevoli di noi stessi, abbiamo maggior consapevolezza.
Molte tecniche di meditazione inoltre coinvolgono il corpo in esercizi attivi aventi lo scopo di smuovere l’energia bloccata e rimetterla in circolo: possiamo così accedere via via alle parti di noi che normalmente non contattiamo, e ampliare e arricchire progressivamente l’esperienza di noi stessi con maggiore consapevolezza.
La meditazione dunque fa evolvere la nostra attenzione, aiutandoci a sviluppare un’attitudine rilassata e vigile verso noi stessi, grazie alla quale ci sarà più facile diventare consapevoli di dove ci troviamo. Un maestro spirituale disse “la meditazione inizia quando finisce”: intendeva dire che, finita la pratica con cui si intende favorire la meditazione, essa può sbocciare spontaneamente come qualità del nostro essere, favorendo la consapevolezza di noi stessi.
Immagine: elephant ears. di brittanyhock, su Flickr