Dopo aver deliberato che vogliamo il meglio per noi stessi, e che pertanto ci mettiamo al centro della nostra vita, incominciamo a occuparci di noi stessi, non più di ciò che gli altri ci condizionano a volere. Si tratta di un passaggio obbligato verso la conoscenza di noi stessi, verso il ritrovare noi stessi, la nostra consapevolezza.
La nostra attenzione, prima di intraprendere il percorso spirituale, è sparsa qua e là: quando siamo soliti muoverci a livello di superficie, a livello della mente condizionata, anche l’attenzione è condizionata da modelli socialmente diffusi, che abbiamo fatto nostri, non avendo consapevolezza di noi stessi. Non siamo padroni della nostra attenzione, ma lasciamo che essa sia attratta da fenomeni che nella maggioranza dei casi riguardano il mondo esteriore: le persone intorno a noi rivestono una certa importanza, in quanto siamo abituati a dare loro attenzione, e a cercare che loro ne diano a noi. Si è soliti dire “ha catturato la mia attenzione”: tale modo di dire tradisce una mancanza di consapevolezza.
Quando mettiamo deliberatamente noi stessi al centro della nostra vita, lasciando andare ciò che scopriamo non avere senso per noi, automaticamente ne consegue che diamo sempre meno attenzione agli altri: la nostra attenzione sta più con noi, ci diamo attenzione per scoprire cosa fa per noi, siamo più raccolti in noi stessi, nella nostra consapevolezza.
Forse qualcuno delle nostre cerchie ci dirà “Oh come sei cambiato/a!”, forse qualcuno disapproverà, indovinate perchè? Perchè state inevitabilmente dando l’attenzione meno fuori di voi, meno verso l’esterno, meno verso gli altri. State acquisendo più consapevolezza. Si rompono dei “contratti”: qualcuno era così contento della vostra tendenza inconscia a dar fuori la vostra attenzione, così poteva catturarne un po’……
Tutti vogliono attenzione, sono assetati di attenzione, chissà perchè? Perché ricevere attenzione dagli altri appaga il nostro ego, quella falsa identità dalla quale siamo dominati finchè non scopriamo chi siamo veramente, la nostra consapevolezza .
Ricercare attenzione fuori di sé è un retaggio dell’attitudine narcisistica infantile che non è stata appagata al momento giusto, quando eravamo piccoli. A quell’età, avevamo realmente bisogno di attenzioni, e il fatto di non averne ricevute abbastanza, o non nel modo giusto per noi, ci ha tenuti vincolati al bisogno infantile.
Chi vuol conoscere se stesso e si mette al centro della propria attenzione, comincerà a soddisfare realmente tale bisogno rimasto inappagato da molto tempo, e lo soddisferà nel modo migliore, nel modo giusto, perchè solo noi stessi sappiamo cosa va bene per noi, qual è il nostro bene, non può saperlo qualcun altro. Solo noi ne abbiamo consapevolezza.
Che cos’è l’attenzione?
Osserviamo la parola: è a-tensione, assenza di tensione! Abbiamo scoperto il trucco: dando attenzione a noi stessi, ci liberiamo di quelle tensioni che si creano quando la nostra attenzione non è presente, perché è dispersa fuori. Non a caso, il modo di dire “ti rubo un po’ d’attenzione” o “ti rubo due minuti d’attenzione” rivela proprio questa diffusa tendenza, e rivela pure che l’attenzione è naturalmente qualcosa di nostro, qualcosa che ci appartiene, e del cui valore è importante aver consapevolezza, al fine di non buttarla via, di non lasciare che venga catturata da fenomeni esterni senza la nostra approvazione.
L’attenzione è presenza focalizzata: non appartiene al livello della mente di superficie, in quanto con l’attenzione posso osservare i pensieri, posso discernerli, dunque l’attenzione non è uno dei pensieri, ma ne è fuori, appartiene alla consapevolezza.
Osserviamo l’attenzione e come funziona: notiamo che essa si esercita sempre nel presente! Non esiste un’attenzione al passato o al futuro. Infatti, anche quando, per esempio, penso a un fatto passato, la mia attenzione non può esser altro che su come io lo percepisco ora.
L’attenzione è la nostra migliore alleata nell’allenarci a stare presenti, a vivere nel presente: essa ci permette di “fermarci allo stop” di un fenomeno, di una cosa, di un momento. Il mantra dell’attenzione è “una cosa alla volta”. Ed è proprio questa l’attitudine giusta verso la conoscenza di sé, verso la consapevolezza: finchè ci muoviamo nel livello della mente di superficie, siamo impazienti e frettolosi, l’attenzione è dispersa, così facendo non possiamo venire a capo di niente di buono per noi. Occorre cambiare attitudine: “slow food”, l’attenzione è la medicina per la nostra consapevolezza.
Immagine: Rapt Attention di liquidnight, su Flickr