Non ci stancheremo mai di leggere che viviamo in una Società malata di ansia e di stress e nella quale se non facciamo attenzione rischiamo di far ammalare la nostra interiorità di angoscia, inquietudine ed agitazioni continue.
Una via per ritrovare quella serenità nella quotidianità che sembra mancarci, anche quando non abbiamo preoccupazioni oggettive, sta nel riconquistare quel rapporto esclusivo con la Divinità, qualunque sia il nostro credo religioso o la nostra fede.
Io sono cattolico praticante e spesso trovo nella preghiera (che non è altro che una forma di comunicazione con Dio) sollievo, attraverso uno sfogo delle mie paure e perplessità. La preghiera infatti non è una forma di dialogo univoca, ma tramite la fede, la nostra interiorità riceve sempre una forma di risposta ai propri sfoghi ed alle proprie richieste.
Qui vi lascio una preghiera dolcissima scritta da Madre Teresa di Calcutta
Possa oggi esserci la pace.
Possa tu avere fiducia nelle tue possibilità
e che tu sia esattamente dove avresti voluto essere.
Possa tu non dimenticare le infinite possibilità
che nascono dalla fede.
Possa tu usare questi doni che hai ricevuto
e trasmettere l’amore che ti è stato donato …
Sii contento di sapere di essere figlio di Dio ….
Sia questa presenza fissata nelle tue ossa,
e permetti alla tua anima di essere libera di cantare,
ballare, glorificare e amare.Sia così per ognuno di voi …
La piena consapevolezza di essere figli di Dio, la fede in Cristo, morto e risorto per noi, se oggettivamente interiorizzata, credo sia capace di farci rendere conto che nessuna difficoltà della vita può sconfiggerci, perché Dio è disposto a tutto (come quando ha mandato il Figlio a morire per salvarci) per la nostra salvezza.
Meditazione, preghiera, dialogo interiore con Dio (qualunque religione o filosofia voi professiate), sono diverse forme attraverso le quali possiamo avvicinarci a Lui, e riacquistare quella serenità che meritiamo, perché il significato più profondo della religione, sta proprio nel raggiungimento della felicità. Quest’ultima forse non è riscontrabile attraverso traguardi o metodi convenzionali, o derivante da mode in voga e facilmente modificabili nel corso del tempo.
Su quest’ultimo aspetto dobbiamo riflettere con attenzione: quando parliamo di religione come qualcosa che ci limita, come un insieme di divieti che non ci fa godere la vita appieno, in realtà stiamo valutando il tutto nell’ottica di forme di apparente spensieratezza in auge ai giorni nostri. Nessuna religione vuole infatti obbligare alla sofferenza, anzi, se questa esiste, cerca, attraverso l’amore di Dio, di farcela accettare in modo che possa farci male il meno possibile, fino al suo superamento definitivo, sia in questa vita che in un’altra differente.
Impariamo quindi a giudicare con capacità critica tutte le accuse che si fanno alla religione (forse chi le fa, vuole lui stesso imporci la sua di “religione” o quella del comune sentire dominante), e ad ascoltare il nostro cuore, l’unico in grado di comunicarci la strada e la via per essere felici; strada che non è uguale per ognuno di noi, e che ovviamente deve essere scelta in maniera libera, senza obblighi o costrizioni esterne.
«La gioia è preghiera, perché loda Dio: l’uomo è creato per lodare.» – Madre Teresa di Calcutta di MiNo SaN tOmE’, su Flickr