Abbiamo appreso e sperimentato finalmente come è fatto un essere umano dal punto di vista spirituale, abbiamo preso consapevolezza di come siamo fatti: c’è un corpo fisico che sente, c’è una mente che pensa, c’è un’energia di cui sentiamo i movimenti attraverso le emozioni, e ci sono strumenti attraverso i quali prendere consapevolezza del processo di vita nel quale ci troviamo: l’attenzione, l’osservazione, l’intenzione.
In ogni istante in ognuno di noi c’è il potenziale per un avanzamento: l’esistenza ci offre l’opportunità per espandere ed elevare la nostra visuale delle cose, per comprendere più profondamente il grande mistero della vita, per imparare delle lezioni su chi siamo e dove siamo diretti. Ogni momento è disponibile per noi, sotto i nostri occhi, qualcosa di nuovo, un messaggio speciale diretto solo a noi. Che cosa ci permette di coglierlo? La nostra consapevolezza. Grazie ad essa, ci siamo. L’esistenza ci chiama e noi rispondiamo “presente!”.
La consapevolezza ci permette di testimoniare il processo evolutivo in cui siamo immersi. Senza la consapevolezza, gran parte di tale processo ci sfugge e noi “perdiamo il treno”.
Dove siamo quando non siamo presenti? Dove va la nostra attenzione quando, almeno apparentemente, manca all’appello la consapevolezza?
Se osserviamo, scopriamo che siamo la maggior parte del tempo identificati con la mente: nella nostra testa ci sono dei pensieri, e non ci rendiamo conto che non siamo noi a pensarli, ma bensì li facciamo nostri, perdendo così di vista che in quel momento stiamo esistendo a livelli più profondi, livelli che includono una vita più essenziale ed appagante.
Di chi sono i pensieri allora, e da dove vengono? Maestri spirituali ci hanno parlato di una pensosfera, una sorta di contenitore di tutte le forme-pensiero prodotte dall’umanità nella sua storia. La mente appartiene al passato. Con la nostra presenza siamo in grado di rinnovarla, di farla evolvere, se prendiamo consapevolezza dei pensieri che ci attraversano, anziché lasciarci prendere da essi passivamente.
Che cos’è l’identificazione? E’ quel fenomeno per cui momentaneamente qualcosa o qualcuno che non sono io, diventa me, ossia prende il mio posto, la mia energia è coinvolta in quello.
Prendere consapevolezza di tale identificazione, è il primo passo per spezzarla, per rilassarci in uno spazio più ampio e vedere come il semplice fatto di accorgercene, ci restituisce la calma e il benessere che consegue all’esserci ripresi attenzione ed energia.
Ci renderemo conto allora che l’identificazione è un fenomeno che accade e che non dobbiamo combattere o rifiutare, ma semplicemente riconoscere. E’ proprio la nostra consapevolezza che rende possibile questo riconoscimento, e che ci permette di andare oltre ciò che pensiamo di essere.
Altrettanto succede con le emozioni e le sensazioni: identificarsi significa prediligere quelle piacevoli e rifuggire quelle spiacevoli. Quando siamo in preda a emozioni, siano esse gradevoli o sgradevoli, siamo ancora nell’ambito limitato della mente di superficie, che ci spinge a ricercare un appagamento temporaneo, illudendoci che la felicità stia in quello. Ma poi, passato l’attimo, ci rendiamo conto che non è così.
Anche le idee su noi stessi, su chi crediamo di essere, sono identificazioni: essere troppo convinti dei ruoli che rivestiamo, delle caratteristiche che pensiamo di avere come individui, non solo restringe la nostra area di osservazione, impedendoci di scoprire cose nuove di noi stessi, ma chiude anche la possibilità di andare più in profondità a cogliere cosa c’è, o CHI c’è, se c’è qualcuno, oltre tali identità o maschere.
Ma allora, chi siamo noi?
Qual’è la nostra vera identità di esseri umani, se essa non risiede nei pensieri, nelle emozioni, nelle sensazioni?
Più alleniamo la nostra consapevolezza, più ci liberiamo dalle false identità, e più ci rendiamo conto di cosa non siamo, di chi non siamo: ciò ci fa procedere nella giusta direzione, verso il nostro vero SE’.