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L’universo degli apprendimenti

L’universo degli apprendimenti

Siamo nel 2000 e la Commissione Europea rende pubblico un documento che cambierà in seguito anche l’approccio delle legislazioni nazionali in tema di istruzione e formazione permanente…

 

Con il “Memorandum sull’istruzione e la formazione permanente” del 2000 infatti, per la prima volta viene sancito il principio del riconoscimento degli apprendimenti acquisiti nei seguenti ambiti:

–         formale;

–         non formale;

–         informale.

Come indicato dallo stesso Memorandum, con apprendimento formale si indicano le opportunità di apprendimento che si svolgono negli istituti d’istruzione e di formazione e porta all’ottenimento di diplomi e di qualifiche riconosciute.

 

L’apprendimento non formale si svolge invece al di fuori delle principali strutture d’istruzione e di formazione e di solito non porta a certificati ufficiali. L’apprendimento non formale è dispensato sul luogo di lavoro o nel quadro di attività di organizzazioni o gruppi della società civile (associazioni giovanili, sindacati o partiti politici). Può essere fornito anche da organizzazioni o servizi istituiti a complemento dei sistemi formali (quali corsi d’istruzione artistica, musicale e sportiva o corsi privati per la preparazione degli esami);

 

L’apprendimento informale indica infine il corollario naturale della vita quotidiana. Contrariamente all’apprendimento formale e non formale, esso non è necessariamente intenzionale e può pertanto non essere riconosciuto, a volte dallo stesso interessato, come apporto alle sue conoscenze e competenze.

 

Quindi è solo nel 2000 che a livello giuridico si stabilisce l’importanza di riconoscere come fonte di apprendimento significativo per le persone, non solo le esperienze di apprendimento acquisite a scuola, nelle università, nei centri di ricerca etc… ma anche quelle occasioni di  apprendimento non formale appunto, acquisite sul lavoro o nelle attività “strutturate” del tempo libero, come la frequenza a corsi o la partecipazione ad organizzazioni di volontariato.

 

Inoltre, si afferma che l’Uomo apprende a prescindere, cioè sempre, anche quando “l’apprendimento non è necessariamente intenzionale”. Penso ad esempio a quando decidiamo di investire parte del nostro tempo, della nostra quotidianità, leggendo un libro istruttivo, dal semplice saggio di cucina al manuale di fisica quantistica, oppure quando trascorriamo la domenica in giro per musei o studiamo sul divano una lingua straniera con gli audio libri…

 

Tutti questi riconoscimenti sono molto importanti perché valorizzano l’Uomo e il suo sviluppo nella sua totalità, a prescindere dalle sedi istituzionali dentro il quale ha cominciato a formarsi negli anni della sua infanzia, adolescenza, giovinezza e prima età adulta .

Anche se il documento non lo esplicita, ci dice che siamo “esseri in divenire” e come tali, è doveroso riconoscere la ricchezza e l’ampiezza delle conoscenze che andiamo ad incrementare nella nostra vita, specialmente lavorativa, quale che sia dietro la cassa di un negozio, al bancone di un pub o in un ufficio paghe, per esempio.

Perché tutti i lavori che svolgiamo contribuiscono a forgiarci nel nostro know- how, nelle conoscenze teoriche richieste per svolgere quel lavoro e non un altro, così come le competenze procedurali necessarie ad assolvere al meglio quel lavoro e non un altro. Perché così come in ogni lavoro è possibile riscontrare comuni denominatori ( in proposito, rimando alla lettura del mio libro, il Manuale del Giovane Precario, edito da Fefè Editore), è altresì vero che ogni lavoro richiede l’acquisizione di conoscenze specifiche, e che solo la pratica, il procedere per “prove ed errori” , ne permette un apprendimento significativo.

Fuori dal lavoro, dal contesto non formale, così come fuori dalle attività di volontariato, (in questo momento penso in particolare a tutti coloro che hanno devoluto gran parte del loro tempo libero a favore della ricostruzione in seguito al terremoto in Emilia dello scorso anno), si affaccia “il corollario naturale della vita quotidiana” di cui parla il memorandum…

 

In proposito il documento ci spiega che “è l’apprendimento informale che rischia di essere completamente trascurato, benché costituisca la prima forma di apprendimento e il fondamento stesso dello sviluppo infantile. Il fatto che la tecnologia informatica sia entrata prima nelle famiglie che nelle scuole conferma l’importanza dell’apprendimento informale. L’ambiente informale rappresenta una riserva considerevole di sapere e potrebbe costituire un’importante fonte d’innovazione nei metodi d’insegnamento e di apprendimento”.

E in poche righe si descrivere l’impatto che le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) hanno sullo sviluppo del bambino, nel suo ambiente primario, quello della famiglia, e del suo sviluppo successivo, in età scolare.

In conclusione, l’universo degli apprendimenti “mette ulteriormente in luce la complementarità dell’apprendimento formale, non formale e informale”.

In un ottica di sviluppo e di educazione per tutto l’arco della vita.

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