Più continuiamo a dirigere l’attenzione verso noi stessi, più acquisiamo consapevolezza di quanti fenomeni accadono in noi. Qualora siamo attratti dal livello superficiale, siamo spettatori della moltitudine di pensieri che vanno e vengono.
Spingendoci più in profondità, notiamo che il corpo ci fornisce ogni istante sensazioni, percepite attraverso i cinque sensi.
La nostra attenzione può cogliere un fenomeno alla volta, pertanto è un costante stimolo ad essere pazienti se vogliamo conoscere noi stessi e accrescere la nostra consapevolezza. Con la meditazione, diventiamo sempre più sensibili e ricettivi, ossia in grado di ricevere una maggior quantità di input.
Da dove vengono le sensazioni? Scientificamente, sappiamo che gli organi sensoriali recepiscono gli stimoli dal mondo esterno e li trasmettono al sistema nervoso. E’ così che sentiamo, per esempio, l’acqua calda, il gusto salato, o un suono squillante……
Ma allora, qual è lo scopo, se ce n’è uno, di tale sentire? Che collegamento ha con noi stessi, con la nostra consapevolezza? Dove vanno a finire le esperienze sensoriali, una volta concluse?
Il sistema nervoso ha un’enorme capacità sia di ricevere dati, sia di elaborarli, sia di immagazzinarli: è il nostro bio-computer. Quando arriva un input, viene ricevuto e decodificato in base alla memoria che c’è in noi: sappiamo che stiamo gustando qualcosa di salato, perché in noi c’è la memoria del salato.
Ciò ha la funzione di farci apprendere: le nostre esperienze, elaborate all’interno di noi, formano una memoria, un punto di riferimento per esperienze successive e successive elaborazioni. Tutto ciò fa parte della crescita, dell’evoluzione della consapevolezza, sia in termini personali che collettivi.
Il discorso si complica però nel momento in cui la memoria fa da filtro, si sovrappone nel presente alle nostre sensazioni, distorcendole e impedendoci di fare esperienza della realtà così com’è. Ciò è causa di disconnessione in noi, crea un’illusione di separazione fra noi e le cose, allorchè manca la consapevolezza.
Per esempio, se ho gustato da piccolo una certa pietanza, mentre c’era un litigio in famiglia, la mia memoria ha immagazzinato questo collegamento, e forse sarò impedito nel gustare, da adulto, quella pietanza così com’è: il mio sistema in automatico mi farà scollegare dal corpo mentre la mangio, oppure mi fornirà una sensazione incompleta o distorta. E’ un meccanismo di difesa.
Come possiamo allora fidarci del corpo, delle sensazioni, se ciò che percepiamo non sempre è aderente al vero?
Non abbiamo altra strada che quella di diventare consapevoli.
La memoria è solo una banca-dati, ha la funzione di preservare le conoscenze frutto delle nostre esperienze.
Mentre la consapevolezza ci consente di renderci conto nel presente di che esperienza stiamo facendo: se siamo attenti, possiamo notare se siamo collegati al corpo mentre mangiamo quella pietanza, se vediamo che siamo catturati dai pensieri, possiamo accorgercene e tornare presenti alle sensazioni. In tal modo, facciamo un’opera di continua pulizia della memoria, nella quale tutto può, in ogni momento, essere riscritto, grazie alla nostra consapevolezza. Essa sola può distinguere fra ciò che è reale e ciò che è illusorio, restituendoci il senso di unità tra noi e le cose, tra noi e noi stessi.
Vivere ancorati al presente, al corpo, alle sensazioni, ci consente di decondizionare la mente dal passato, di aprirci a percezioni nuove, che saranno in tal modo sempre più aderenti all’esperienza del momento, e sempre meno influenzate dai filtri della memoria. Un aggiornamento consapevole della nostra banca-dati ci restituisce la libertà di vivere i successivi momenti per quelli che sono, e di cominciare a percepire la realtà così com’è. Ciò accade quando siamo pienamente connessi alla consapevolezza.
Allora, le sensazioni provenienti dai cinque sensi trovano la via per unificarsi in un solo senso interiore, che infatti viene definito nel linguaggio comune “sesto senso”: esso va oltre la semplice somma dei cinque sensi esterni, ed è in grado di avvertire fenomeni più sottili. E’ la percezione, il sentire dell’anima, della nostra consapevolezza.
Immagine: Strawberry #2 (reworked) di .craig, su Flickr