jars of spices

Cos’è la celiachia

La malattia celiaca è una malattia infiammatoria cronica dell’intestino. E’ caratterizzata, nella forma classica, da una mucosa con atrofia dei villi intestinali e conseguente sindrome da malassorbimento. Ai classici sintomi “intestinali” quali diarrea, steatorrea, vomito, epigastralgia, dispepsia e perdita di peso si possono associare l’anemia sideropenica, l’osteoporosi, l’alopecia, la depressione, la cefalea, l’infertilità, i dolori articolari ecc…

 

E’ una patologia legata fondamentalmente a due fattori:

  1. predisposizione genetica;
  2. presenza nella dieta di una proteina o, più precisamente, del GLUTINE.

 

La celiachia può essere definita, quindi, come un’intolleranza permanente al glutine ed alle proteine affini in soggetti geneticamente predisposti.

Il danno intestinale è reversibile evitando il glutine nella dieta. Infatti il danno regredisce dopo appena sei mesi dall’esclusione del glutine dalla dieta e l’intestino riacquista la sua funzionalità.

Il solo trattamento riconosciuto è una dieta priva di glutine al 100% per tutta la vita.

Problemi psicologici da carenza da cibo

La parola “celiachia” incute paura: nessuno infatti vorrebbe rinunciare a pane,  pasta e molti altri derivati del frumento. Questi alimenti sono caratteristici della dieta occidentale ed una loro esclusione totale crea non pochi problemi sia livello psicologico che a livello nutrizionale.

Mangiare è piacere, non solo necessità! L’ipotalamo è la zona profonda del cervello che qualcuno chiama anche cervello del mammifero antico ed è definita la sede dell’ “area della ricompensa”. A questa area fanno capo le sensazioni di piacere derivanti dal mangiare, una delle funzioni primarie deputate al perpetuarsi della specie e alla sopravvivenza individuale. Le esperienze gustative e olfattive sono i primi gradini da cui si sono evolute emozioni superiori più “sofisticate”. La storia dell’uomo è la storia del suo cibo; un elemento che gli serve, inizialmente, solo per sopravvivere, crescere e moltiplicarsi ma che si trasforma presto in gratificante ricompensa agli sforzi fatti per procacciarlo.

 

Problemi nutrizionali

Da un regime senza glutine sprovvisto di una consulenza dietologica competente può scaturire una sovrabbondanza di proteine e grassi a scapito dei carboidrati che la nostra dieta “normale” reperisce soprattutto in pane e pasta. Tutto ciò è peggiorato dal fatto che i cosiddetti alimenti gluten-free per la loro non eccelsa qualità contengono più grassi dei corrispettivi prodotti con glutine.

Questo tipo di alimentazione può determinare malassorbimento poiché troppi grassi e proteine riducono l’assorbimento di sali minerali e vitamine.

Inoltre uno studio del profilo nutrizionale di 5 bambini celiaci di diversa fascia di eta’ (età compresa tra i 2 ed i 12 anni) ha rilevato carenze nell’assunzione di sali minerali, in particolare di ferro, potassio e vitamine del complesso B, D, C ed E. Inoltre è stato rilevata un’eccessiva assunzione di proteine (60 g al giorno rispetto ai 23 g consigliati) e di grassi.

Il ruolo del nutrizionista

Una volta identificati questi problemi appare chiaro che la sola esclusione del glutine dalla dieta non risolve tutti i problemi del celiaco. A mio parere la cosa fondamentale è attuare un vero e proprio cambiamento delle abitudini alimentari del celiaco, in modo da migliorare sia l’impatto psicologico che il problema nutrizionale. Poiché la celiachia spesso è diagnosticata in età infantile il nutrizionista dovrebbe:

  • rivolgersi ai genitori, in modo che essi non si facciano prendere dal panico, ma siano consapevoli della situazione e protagonisti attivi del cambiamento;
  • dare tutte le indicazioni sul “glutine” e della sua totale esclusione fornendo tutte le alternative dietetiche.
  • Il punto chiave è fornire fonti alternative di carboidrati in modo da ripristinare l’equilibrio con proteine e grassi.

 

A questo scopo è utile ricordare che

IL GLUTINE IN NATURA SI TROVA IN…

Frumento Farina, amido, semolino, fiocchi di grano, orzo, segale, avena
Orzo Pasta d’ogni tipo, pasta ripiena (es. ravioli, tortellini, gnocchi fatti con farina di frumento ecc….) Pane comune e speciale, pangrattato
Segale Grissini, crackers, fette biscottate, pan carrè, focacce, pizza
Farro e quindi in Crusca, malto (viene dall’orzo), miscele di cereali
Kamut, spelta, triticale Dolci contenenti farina, biscotti

 

MA NON LO TROVIAMO IN…

Riso Farina di riso, crema e amido di riso
Miglio Farina di miglio
Mais Farina di mais, polenta, maizena (amido di mais), pop-corn
Grano saraceno e quindi in Fecola di patate
Sesamo Farina di soia pura e farina di tapioca
Legumi Fiocchi di riso, mais, soia, tapioca senza aggiunta di malto

Quindi è essenziale che i genitori, con l’aiuto del nutrizionista, educhino i figli (fin da piccoli) ad assumere queste fonti alternative di carboidrati e non si limitino solo all’acquisto di prodotti gluten-free.

 

I prodotti gluten-free tendono ad amplificare sia i problemi psicologici che nutrizionali:

  • A livello psicologico il celiaco sarà condizionato a comprare prodotti specifici, quasi come se fossero farmaci. Questi ultimi oltre ad avere un costo elevato, accentuano il senso di diversità del celiaco.
  • Inoltre proprio per la loro intrinseca scarsa qualità (eccessivo contenuto in grassi),  possono concorrere al malassorbimento ed a mio avviso sono utili solo ad arricchire le tasche delle industrie produttrici.

 

Cambiare stile alimentare invece potrebbe limitare entrambi i problemi analizzati in quanto:

  • I prodotti naturali si acquistano in un normale supermercato, quindi il celiaco farà la spese come tutte le persone “normali” (si riduce il senso di diversità); inoltre il gusto non è innato ma si sviluppa nella prima infanzia quindi questi alimenti alternativi risulteranno anche  gratificanti.
  • a livello nutrizionale viene ristabilito l’equilibrio tra carboidrati, proteine e grassi proprio perché queste alternative sono di elevata qualità

Guarda la puntata di Winebar dove Giovanni Palma partecipa come ospite.

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Foto:jars of spices di elana’s pantry, su Flickr

Mi chiamo Giovanni Palma e sono un Biologo Nutrizionista. Per dimagrire bisogna "imparare a mangiare" e non restringere troppo le calorie..il termine dieta è riferito troppo spesso a forti restrizioni caloriche..invece io parlo sempre di modificazione dello stile di vita..che va dalla "educazione alimentare" associata ad una sana attività fisica..solo così il peso si può perdere e soprattutto si possono MANTENERE i risultati ottenuti!

Titoli:

  • Laureato in Biotecnologie Mediche (Università di Milano), iscritto all'albo dei Biologi.
  • Attualmente sto conseguendo una seconda laurea in Medicina e Chirurgia alla Federico II di Napoli.

 

Esperienze di lavoro:

  • San Raffaele di Milano, tecnico di laboratorio biomedico nella diagnosi di malattie ereditarie;
  • Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano, progetto di ricerca sulle infezioni ortopediche ed esperienza in laboratorio analisi;
  • Studio Polispecialistico Medicina Generale 1, collaborazione presso medico diabetologo nel campo della Nutrizione Clinica;
  • Studio privato, Biologo nutrizionista.