Premettendo tutto il mio entusiasmo per aver avuto l’opportunità di leggere il libro del dt Bottura, già autore del best-seller “Un uomo e il suo sogno”, nonché essendone onorata di recensirlo, manifesto a questo fantastico autore tutta la mia gratitudine.
Eh, si!
Per aver creato la possibilità di instaurare un intimo rapporto fatto di sensibilità e concetti espressi con naturale genuinità. Concependo in me, un’ulteriore, meravigliosa conferma che noi siamo i nostri pensieri!
Non è facile credere che un uomo del suo successo e della sua levatura culturale possa aver avuto trascorsi familiari di una tristezza e sofferenza immani; che possa aver patito l’indifferenza e le angherie del proprio padre che, egli stesso, definisce “Lui”, ritenendolo una sorta di innominabile.
Ma, nel contempo, anche di aver avuto la fortuna di poter contare sulla presenza di due uomini dalla saggezza inestimabile: i suoi nonni Giovanni e Vittorio. Veri maestri per la sua vita che più volte vedrà la necessità di ricorrere al manuale di quei ricordi.
Su quel dolore, paradossalmente, il caro Aldo ha costruito tutti i presupposti per offrire agli altri, a cominciare da me, indissolubili ganci di condivisione di sensazioni dapprima di impotenza divenute poi fonte inesauribile di forza e fede costanti.
Quanti di noi hanno “dovuto” attraversare infinite vicissitudini prima di imparare ad ascoltare il proprio cuore, il proprio discernimento affinché si potesse giungere alla terra promessa dei nostri sogni!
E, talvolta, come Aldo stesso sottolinea, è decisivo l’intervento dell’universo affinché, apparentemente dirottandoci, noi impariamo a riconoscere la nostra vera essenza e missione sulla terra.
Il nostro straordinario autore inneggia la sua gratitudine, costantemente, verso quei nonni dai quali insegnamenti egli ha potuto, con risultati eccellenti, trarre beneficio soprattutto in termini di crescita personale ed anche economica, nonché motivazionale.
Prima di divenire ciò che egli è oggi, ossia esperto di geopatologia, geobiologia e bionaturopatia, Aldo subisce umiliazioni sacrosante da suo padre( “Lui”)e dalla vita stessa.
La sua più grande sofferenza era quella di veder infliggere quei maltrattamenti ai suoi fratellini, forti non quanto lui. E, non per ultima, alla sua cara e tanto amata mamma. Non veniva risparmiato nessuno.
Non deve essere stata cosa di poco conto, per un bambino assistere a tutto ciò includendo l’indescrivibile tragedia di perdere un fratello, Roberto, il grande Roberto come lo chiama Aldo che lo descrive bello come il sole.
Quel fratello che “rivedrà” esattamente 100 giorni dopo a causa di un’altra disgrazia: l’incidente che farà di Aldo Bottura il campione di vita che oggi egli è!
Inizia da qui quel percorso che la medicina riduce al nome di: coma.
Egli ci resterà per ben 4 mesi, 28 giorni, 8 ore ed alcuni minuti!
È la capsula energetica dalla quale Aldo ne uscirà come una farfalla che, sgombra del suo bozzolo, comincerà a librare leggera nell’aria.
In effetti, però, questa visione della vita, soave e positiva, nonostante ciò che gli ruotava intorno, Aldo l’ha sempre avuta. Ha sempre inseguito i suoi sogni. Sarà per questo che ha fatto della sua tragedia il trampolino di lancio da cui tuffare la sua immensa forza di recupero nonostante i pareri contrastanti che i medici gli “rifilavano” clinicamente, tutte le volte che esprimevano il loro autorevole parere.
Niente, e sottolineo niente e nessuno può impedire, a chi ci creda, di raggiungere i propri obiettivi…….impossibili!
E’ per questo che amo quest’uomo: Aldo conferma ciò che io ho sempre saputo nella mia vita.
L’inevitabile ed imprescindibile affiancamento di un meccanismo neutrale che corrisponde al nome di legge di attrazione.
Il suo sogno più grande, probabilmente, è stato quello di proseguire il “curiosare” di concetti e nozioni che, seppur a digiuno di conoscenze tecniche, suo nonno Giovanni, il gigante, gli trasferiva. E cioè, tutto è energia e noi facciamo parte del tutto. Che esiste un rapporto imprescindibile tra magnetismo terrestre e le cellule del corpo: attrazione, appunto.
Ritengo questo il punto cruciale del racconto dello scrittore.
La sua coscienza, così pregna di questa credenza lo poneva già sulla giusta traiettoria di varcare la soglia di quella conoscenza: nulla accade per caso!
Il suo incidente, per esempio, lo ha portato a comprendere finalmente ed umilmente il retaggio emotivo che costringeva “Lui”, suo padre, ad assumere l’atteggiamento despota e coriaceo che lo distingueva, anche quando Aldo verificava che non lo aveva assistito un solo giorno durante la sua degenza in ospedale. Mai!
Lo ha perdonato, comprendendo che anche “Lui” era stato a sua volta vittima di modi assolutamente discutibili da cui, però, non aveva “guadagnato” alcun discernimento verso il suo prossimo.
Il “miracolo” era accaduto a quel ragazzo che, durante il suo viaggio nell’aldilà, ha rivisto la sua vita per come doveva essere…..: in chiave spirituale. Amplificando le sue percezioni, le sue intuizioni.
Quel ragazzo che aveva capito di essere nato e rinato con un ruolo specifico: aiutare gli altri a ritrovare la propria strada e ad avere il coraggio di credere nei propri sogni.
Ho un nodo in gola per l’emozione.
E’ così che inizia l’excursus di un uomo che nel mondo compie la sua missione da oltre quarant’anni ispirando grandi imprenditori, come egli stesso è stato, ad adottare una concatenazione logica nei propri pensieri. Tale da spingerli a raggiungere i propri obiettivi anche grazie ad alcuni esercizi che include in questo meraviglioso e costruttivo libro.
Io ho già iniziato ad applicarli: grazie Aldo!
“Il viaggio vissuto nel coma, quell’andare nella luce bianca che via via diviene più abbagliante, è un cammino verso l’amore da cui proveniamo e a cui un giorno ritorneremo. Lo straordinario è che ebbi la certezza di poter percorrere quel cammino anche dentro di me…..”