Chadburns Ships Engine Order Telegraph Great Lakes Naval Museum April 24, 201034
Nel corso degli studi condotti tra la fine degli anni ’70 e i primi anni ’80, due psicologi israeliani, Daniel Kahneman e Amos Tversky, documentarono una serie di anomalie nel processo decisionale economico razionale spiegandole, nella loro Prospect Theory, con il fatto che gli investitori in un clima di incertezza tendono a prendere decisioni sotto la spinta di considerazioni irrazionali.

Queste decisioni, caratterizzate da una forte componente emotiva, tendono ad essere enfatizzate dal contesto generale in cui vengono prese e tendono ad omologarsi a quelle della collettività (cosidetto effetto gregge).

Durante queste fasi gli investitori, o comunque buona parte di essi, rischiano di perder di vista le reali valutazioni degli strumenti finanziari in cui investono eccedendo sia nelle aspettative di guadagno (bolle speculative) sia negli eccessi di pessimismo.

Le decisioni finanziarie prese sotto la spinta dell’emotività spesso generano errori dolorosi che possono essere evitati solo dotandosi di una rigorosa disciplina di investimento.

Tra i primi passi che un individuo deve compiere per svolgere con successo il proprio ruolo di attore sui mercati finanziari vi è definire una filosofia di investimento tale da poter affrontare con la dovuta serenità i vari scenari che si ripropongono nel corso di un ciclo economico o, ancora più in là, nel corso della propria vita di risparmiatore.

Aswath Damodaran, economista e professore presso la Stern School of Business, definisce la filosofia di investimento come ‘un modo di pensare coerente riguardo ai mercati, alla loro efficienza (o inefficienza), agli errori che si ritiene siano alla base del comportamento degli investitori’.

Sempre secondo Damodaran una filosofia di investimento è un ‘insieme di principi base ai quali richiamarsi per generare nuove strategie di investimento qualora le vecchie smettano di funzionare’.

E’ opportuno che un investitore si doti di una serie di competenze e norme operative che gli siano di supporto nelle varie fasi del ciclo economico e lo aiutino a ridurre al minimo le decisioni errate dovute all’emotività del momento.

La prima cosa è formulare una rigorosa pianificazione finanziaria che preveda una definizione il più distaccata possibile la propria avversione/propensione al rischio e il proprio orizzonte temporale non trascurando due fattori principali: le dimensioni del proprio portafoglio e il proprio capitale umano (di cui abbiamo discusso in un precedente articolo).

Il controllo del rischio è cruciale nella determinazione della performance dei nostri investimenti: è dunque fondamentale comprendere quali siano le fonti da cui hanno origine le varie forme di rischio.

Quando parliamo di risk-free intendiamo cioè un investimento privo di rischi e di sorprese: alla scadenza pattuita mi vedrò restituire un capitale pari a quello investito più un rendimento prefissato all’atto dell’investimento; né un centesimo in più né un centesimo in meno.

In campo finanziario il rischio non va letto quindi come un fenomeno esclusivamente nefasto: come nell’ideogramma cinese usato per rappresentarlo, il concetto di ‘rischio’ è formato da due componenti: quello di ‘pericolo’ associato a quello di ‘opportunità’; è importante essere sempre a conoscenza di quali opportunità ci vengono offerte da un investimento finanziario a fronte di determinati rischi assunti ed è importante verificare come questa assunzione di rischio su un singolo investimento impatti sul totale del portafoglio.

Queste informazioni, associate ad una visione dell’economia (attese su inflazione, tassi, crescita del PIL, utili aziendali), delle valutazioni e dei rendimenti che credibilmente ci si può attendere ci permetteranno di formulare ipotesi su come si svilupperanno i nostri investimenti in base a differenti scenari possibili.

In ultimo dovremmo dotarci di una serie di regole operative che rispecchino in qualche modo il nostro modo di pensare e le nostre caratteristiche personali e che dovremo cercare di rispettare il più fedelmente possibile.

Per esempio fissando degli stop loss per limitare le perdite, oppure adottando uno stile di gestione coerente con le nostre idee: gestione quantitativa o trend follower se siamo convinti che il mercato sconti già tutte le possibili informazioni; oppure adottando uno stile value se siamo invece convinti che il mercato sbagli nel valutare determinate aziende e nel tempo correggerà i propri errori e tenderà a riallinearsi al fair value (valore corretto).

La mancanza di un insieme coerente di regole e competenze che ci servano da bussola nel campo finanziario ci espone al rischio di essere preda di presunti maghi della finanza che pretendono di aver trovato la strategia magica per battere i mercati in ogni condizione; allo stesso tempo ci espongono ad una gestione delle nostre risorse condizionata dall’emotività del momento che può indurci a compiere scelte inopportune e sbagliate che porteranno all’inevitabile conseguenza di una performance peggiore del mercato.
Immagine: Chadburns Ships Engine Order Telegraph Great Lakes Naval Museum April 24, 201034 di stevendepolo, su Flickr

Consulente finanziario presso un primario gruppo nazionale e velista. Mio nonno, invece, faceva il falegname. Dalla sua bottega uscivano piccoli mobili e utensili per l’uso quotidiano destinati ad una clientela estremamente esigente: piccoli artigiani e agricoltori che da quegli oggetti traevano di che sostentarsi e realizzare i propri progetti. Con la stessa cura con cui ora io mi propongo di affiancare i miei clienti nelle scelte di investimento e gestione dei propri risparmi. Anche, e soprattutto, quando i tempi non consentono una facile navigazione.